E’ arrivato il ponte del primo novembre e non avevamo programmato nulla. Nessun volo low cost cercato ed acquistato mesi prima. Nessuna idea che ci frullasse per la testa da chissà quanto. L’idea però, anche se all’ultimo momento, l’abbiamo trovata e devo dire che si è rivelata al di là delle nostre aspettative. Non che la Francia ci abbia mai delusi, ma l’Alsazia ci ha davvero entusiasmato!


In questo caso siamo dunque partiti con un bloc-notes privo di appunti, sul quale avevamo segnato giusto il nome di due città e di qualche villaggio: Colmar e Strasburgo innanzitutto e poi Eguisheim, Riquewihr, Hunawihr, Orschwiller e Obernai. L’idea era quella di scoprire giorno per giorno cosa ci fosse di bello sulla strada che avevamo deciso di percorrere!
Senz’altro pensavamo ai caratteristici colori autunnali che la regione doveva aver assunto, alle vigne che in quella parte del Paese sembrano modellare il paesaggio, alle cicogne che sorvolano il cielo anche quando è plumbeo e ad un’architettura tradizionale – quella delle case a graticcio – che inevitabilmente rimanda ad un mondo fiabesco.
Considerando la sua posizione in un’ottica non solo geografica, ma anche storica, immaginavamo poi una realtà culturalmente altra rispetto al resto del Francia.
Vi dico solo che in quattro giorni ci siamo imbattuti in tutto questo ed in molto altro… Continuate a leggere, che vi racconto tutto!
Il nostro itinerario in sintesi…
Giorno 1: Colmar
Giorno 2: Eguisheim, Riquewihr, Hunawihr, Orschwiller ed Obernai
Giorno 3: Strasburgo
Giorno 4: Strasburgo
Cosa abbiamo visto e fatto a Colmar in una giornata?
Mi rendo conto che una giornata per una città possa essere poco. Chiaramente il nostro intento non era quello di conoscere Colmar a fondo, ma quello di coglierne l’atmosfera e di condividere qualche bel momento.
Se avete già sentito parlare della città, certamente vi avranno detto che è molto molto romantica. Devo dire, effettivamente, che le coloratissime case a graticcio, i fiori che aggiungono altro colore ad ogni vicolo del centro ed i canali che scorrono qua e là, la rendono particolarmente adatta ad un viaggio di coppia.
Una volta giunti a destinazione e parcheggiata l’automobile ci siamo subito recati presso l’ufficio informazioni per farci dare una cartina della città e capire quali attrazioni potessero fare al caso nostro. D’altronde, come vi ho già detto, non c’è stato tempo per documentarsi prima e questo ci è sembrato il modo migliore per organizzare la nostra visita!
La prima tappa è stata Place de la Cathedrale. Ad attrarre immediatamente la nostra attenzione la Collegiale Saint Martin: imponente ed austera al contempo, la sua costruzione è iniziata nel 1235 ed è stata portata a termine solo nei due secoli successivi.
Pochi passi più avanti ci siamo quindi imbattuti nella cosiddetta Ancient Corp de Garde, la cui loggia rappresenta un importante esempio di architettura rinascimentale.
Ci siamo dunque incamminati in Rue de Marchands, tra botteghe artigiane, negozietti di souvenir e pasticcerie che offrono le più raffinate prelibatezze. Sulla via non potevamo non notare anche la Maison Pfister, dimora borghese risalente al 1537, sempre nel caratteristico stile rinascimentale; sulla facciata non abbiamo fatto fatica a scorgere i ritratti di qualche imperatore e allegorie che rimandano all’antico e al nuovo testamento.
E chi lo sapeva che Colmar avesse dato i natali al creatore della Statua della Libertà? Auguste Bartholdi sarebbe infatti nato proprio in città il 2 agosto 1834 e quella che è stata la sua casa è oggi un museo che conserva numerose opere dello scultore. Purtroppo durante il ponte era chiuso, quindi non siamo potuti entrare.
Poi è arrivato il momento dell’Eglise des Dominicains, che custodisce il capolavoro dell’artista Martin Schongauer ovvero La Vierge au Buisson de Roses.
Non lontano la Rue des Tetes, nota appunto per la Casa delle teste, altra dimora borghese in stile rinascimentale risalente al 1609, che ci ha trattenuti per qualche minuto con il naso all’insù per la presenza di 105 volti abbastanza grotteschi scolpiti sulla facciata.
Abbiamo quindi raggiunto il Musée Unterlinden, sfortunatamente anche questo chiuso il primo di novembre. Si tratta di un convento costruito nel XIII secolo in cui un tempo viveva un gruppo di monache domenicane e che oggi raccoglie opere di alcuni tra i più noti artisti europei.
Altri quattro passi e ci siamo ritrovati di fronte alla Koifhus, edifico nel già citato stile rinascimentale. Un tempo centro politico ed economico di Colmar, in quanto dogana e mercato, è testimonianza del ruolo che in passato la città doveva ricoprire sull’asse commerciale che univa l’Italia alle Fiandre.
Per ultimi abbiamo lasciato i quartieri più pittoreschi: il quartier des tanneurs ovvero dei conciatori, il quartier de la poissonnerie un tempo abitata soprattutto da pescatori e barcaioli e la petite Venice che certamente non ha bisogno di presentazioni, tutti caratterizzati dalla presenza di antiche ma curatissime case a graticcio e scenografici canali.
Avremmo potuto continuare per ore e ore, se non per giorni, a vagare per Colmar, mano nella mano. L’ora di andare però è arrivata presto e noi abbiamo voluto salutare la città a bordo di una delle tante barchette che solcano il fiume Lauch.


Eguisheim, Riquewihr, Hunawihr, Orschwiller e Obernai… Ma cosa ci sarà mai da vedere e da fare in questi villaggi?
Subito dopo colazione siamo partiti. Non volevamo infatti perdere tempo: quel giorno lo avremmo dedicato interamente ad alcuni dei villaggi tra Colmar e Strasburgo, piccole realtà che al meglio esprimono l’essenza dell’Alsazia quale regione di confine.
Purtroppo, considerando il tempo a nostra disposizione, abbiamo potuto visitarne solo una piccola parte. L’ideale infatti sarebbe stato avere almeno una giornata in più per perdersi nelle campagne alla ricerca di villaggi le cui vie sono indicate sia in francese che in un dialetto locale molto affine al tedesco, dove la gente anche a livello culturale guarda più alla Germania che alla Francia.
Ad una manciata di chilometri da Colmar abbiamo incontrato Eguisheim, il nostro villaggio preferito. Sarà che siamo arrivati presto, ma in giro non c’era quasi nessuno e quell’aria un po’ sonnolenta, unita al profumo dei mannala appena sfornati, ci ha proprio rapiti. Ovviamente anche qui abbiamo trovato un’infinità di case a graticcio, di mille colori, che tra l’altro sono tutte concentrate all’interno di quella che si presenta come una vera e propria cinta muraria.
Ci siamo quindi imbattuti in Riquewihr, villaggio un po’ più esteso ed un po’ più animato che è riuscito a trattenerci quanto basta per comprendere che la specialità del posto dovevamo provarla: così, passeggiando tra le viuzze, ci siamo fermati per acquistare dei macaron, non quelli però che tutti conosciamo, bensì una variante locale.
A Hunawihr abbiamo fatto una sosta per un motivo ben preciso: il Naturopark, vale a dire un parco che si occupa della reintroduzione di animali quali lontre, castori ed altri roditori in un’area dove il numero di esemplari delle varie specie è diminuito drasticamente negli ultimi anni. In realtà noi ci siamo andati più che altro perché volevamo vedere le cicogne che vivono lì.
Poi è arrivata la volta del castello di Haut-Koenigsbourg, arroccato sul Monte Stophanberch, nel comune di Orschwiller, fin dal 1114, quando Federico II di Svevia ne ordinò la costruzione, comprendendo la posizione strategica che avrebbe potuto occupare nella regione. Negli anni ha seguito le sorti dell’Alsazia, che è passata più volte da uno stato all’altro.
Ad Obernai siamo giunti solo nel tardo pomeriggio, quando ormai il sole stava per calare. Ci è parso meno villaggio e più cittadina ed è forse per questo che l’abbiamo apprezzato meno. Vi abbiamo comunque speso una buona serata, approfittandone per assaggiare alcune specialità locali, tra le quali la Tarte Flambée e gli spaztle.

Ed i due giorni a Strasburgo?
Abbiamo lasciato Obernai di primo mattino, anche se eravamo già vicinissimi a Strasburgo. Volevamo infatti fare colazione in città, in uno di quei bar tutti francesi che adoriamo, provando ancora qualcosa di tipico: avete presente il gugelhopf?
Dopo esserci rifocillati per bene, ci siamo incamminati e la prima piazza che abbiamo incontrato su quella che è l’isola che racchiude il centro storico della città è Place Kleber, la più importante, quella dove si tengono le manifestazioni, quella sulla quale addobbano l’albero di natale nel periodo dell’avvento. Nel corso dei secoli ha cambiato nome diverse volte, a seconda che passasse sotto il dominio francese o tedesco, fino ad ottenere il nome attuale ovvero quello del generale Jean Baptiste Kleber.
Ci siamo poi portati in Place Gutenberg. Trovare una piazza, nonché una statua, dedicate al padre della stampa Johannes Guttenberg, ci ha incuriositi: sembra che la città rivendichi il fatto che quest’ultimo sia arrivato alla sua grande invenzione proprio a Strasburgo, quindi in Francia e non in Germania! Nel caso veniate da queste parti a dicembre, ricordate che è proprio qui che vengono allestiti i mercatini di natale più belli!
L’ultima delle tre più note piazza cittadine è Place du Château, dominata da una delle cattedrali di maggiore rilevanza in Francia, Notre Dame de Strasbourg.
La costruzione dell’edificio, dal tipico colore rossastro conferito dalla pietra arenaria dei vicini Vosgi, è iniziata nel 1015 in stile romanico ed è poi proseguita in stile gotico, senza tuttavia mai giungere a termine.
Abbiamo infatti notato immediatamente che manca una torre campanaria: non è chiaro se non vi fossero più fondi per portare a termine i lavori o se i lavori siano stati interrotti perché ci si è resi conto che la struttura, costruita su un terreno un tempo paludoso, non potesse reggere ulteriori pesi.
Abbiamo apprezzato moltissimo le vetrate ed in particolare il rosone, che nelle sua iconografia presenta delle bellissime spighe di grano.
Purtroppo l’orologio astronomico che si trova all’interno della cattedrale era in ristrutturazione e non abbiamo potuto vederlo.
Interessante ai nostri occhi che anche questo edificio religioso abbia seguito in tutto e per tutto le sorti dell’Alsazia: è nato infatti come luogo di culto cattolico, è poi divenuto luogo di culto protestante, per poi tornare ad essere Cattedrale.
Abbiamo fatto un giro anche in quella che viene chiamato quartier allemand o nouvelle ville ovvero quartiere tedesco o città nuova, proprio per il fatto che è stato voluto dai tedeschi tra il 1880 e la Prima Guerra Mondiale, vale a dire dopo aver ottenuto il controllo di Alsazia e Lorena.
Rappresenta uno dei maggiori esempi di architettura imperiale tedesca; sarebbe stato un vero peccato non visitarlo, considerando anche che nella stessa Germania in questo senso rimane ben poco a causa dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale.
Rappresenta la volontà tedesca di imporre un nuovo potere e di dimostrare le proprie capacità in ambito architettonico ed urbanistico, ma non solo. Pare infatti che Strasburgo sia riuscita ad affacciarsi alla modernità proprio in tale momento storico.
E poi la Petite France, il quartiere delle case a graticcio, dei canali, che ci ha letteralmente estasiati per la sua semplice bellezza, nonostante sia stato praticamente distrutto durante il secondo conflitto mondiale e ricostruito solamente negli anni settanta del secolo scorso. Lì abbiamo proprio perso la cognizione del tempo e, come ci è capitato anche altrove nei quattro giorni in Alsazia, avremmo potuto continuare a passeggiare all’infinito.
L’ultimo giorno del nostro breve viaggio, prima di imboccare la strada per tornare a casa, abbiamo trascorso qualche ora camminando tra le istituzioni europee, chiuse di domenica e quindi viste solo esternamente, ed il piacevolissimo Parco dell’Orangerie, nel quale abbiamo trovato il Pavillon Josephine, un laghetto e tanti piacevoli sentieri da percorrere.
Avendo avuto poco tempo da spendere in città, abbiamo pensato di prendere parte ad un free-walking tour: per chi non lo sapesse si tratta di visite guidate gratuite, al termine delle quali alla guida si lascia una mancia del valore che si ritiene più adeguato al servizio offerto. In genere si viene accompagnati da persone del posto che conoscono e quindi conducono senz’altro nei maggiori luoghi di interesse, ma anche in luoghi fuori dai soliti circuiti.
Se volete partecipare ad un free walking tour a Starsburgo potete consultare questo sito: www.happy-strasbourg.eu. Sappiate che ce ne sono due diversi, uno che copre il centro storico e l’altro che copre la Petite France.



Arrivedederci Alsazia…
Come avrete capito, la nostra è stata proprio una toccata e fuga ed in futuro dovremo assolutamente tornare. Il nostro dunque è stato un arrivederci, sia a Colmar che a Strasburgo, ma in generale a tutta la regione!
Questo perché le cose che abbiamo visto e fatto ci hanno sorpreso molto. E poi perché abbiamo imparato tanto di luoghi dei quali si sente parlare poco, almeno da un punto di vista storico ed umano. Il ruolo di Strasburgo quale capitale europea viene ribadito spesso e da tutti i media, ma cosa si sa del passato della città e della gente che ci vive? E del resto dell’Alsazia?
Nella mia testa risuonano ancora le parole della guida del free walking tour a cui abbiamo preso parte a Strasburgo, che ci ha raccontato come durante la seconda guerra mondiale gli alsaziani fossero – di fatto – un popolo senza terra, poiché nella Francia occupata dai tedeschi erano considerati troppo francesi e nella Francia libera erano visti come nazisti.
Arrivederci Alsazia! Torneremo in modo che tu possa raccontarci altro di te!
Il post ti è stato utile? Ti è sembrato interessante? Perché non metti mi piace alla pagina facebook di My way around the world?
Non abbiamo mai optato per un tour guidato a piedi ma nel vostro caso è stata l’opzione giusta. Se andassimo in una cittadina piccola e per poco tempo, proveremo a cercarne qualcuno di adatto. Queste zone sono spesso poco raccontate e riservano molti angoli affascinanti, sarebbe bello poterle raggiungere in auto per un intenso on the road europeo.
Quando si ha poco tempo secondo noi i free walking tour – che ormai si fanno ovunque – sono molto utili per farsi un’idea della città e scoprire tante curiosità… A noi piacerebbe molto tornare in Alsazia, soprattutto per approfondire aspetti storici!