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Sono trascorse ormai due settimane dal mio rientro dal Giappone e dalla Corea del Sud, due Paesi eccezionali in cui ho avuto la fortuna di trascorrere un mese e mezzo. Seppure non veda l’ora di parlarvi di questo viaggio, in questi giorni non sono ancora  riuscita a trovare il tempo per scrivere, nemmeno due righe.

La questione è che da quando ho messo piede in Italia, non mi sono fermata un attimo. No, non sto facendo il giro della penisola, prima di ripartire. E, sì, certo, ho già individuato le prossime mete – Thailandia, Cambogia, Vietnam e Laos – ma tornerò in Asia solo all’inizio del nuovo anno.

Cosa sta succedendo? Semplicemente sto traslocando. O meglio, io e Gianluca stiamo traslocando, in quella che è la nostra nuova casa, finalmente fatta e finita come la volevamo, pronta anche per ospitare il piccolo Bed and Breakfast che aprirò e gestirò tra un ritorno e una nuova partenza. Un momento però me lo sono voluta prendere e proprio per scrivere questo post!

Anche questo secondo viaggio del mio giro del mondo a tappe ho voluto condividerlo, almeno in parte. Con me sull’aereo diretto a Tokyo, lo scorso 13 di settembre, c’era infatti lei, mia mamma. Non so come è nato il tutto. Forse semplicemente cercando di spiegarle cosa mi spinge in giro per il mondo, ho detto: <<Se vuoi, vieni con me una volta…>>. E così, quando ho iniziato a parlare di Giappone, ecco che si è fatta avanti, cogliendo la mia proposta!  

Inizialmente avevo qualche dubbio sul fatto che facesse sul serio e invece mi ha stupita, come ha stupito molti altri. Abbiamo infatti acquistato i biglietti, fatto qualche prenotazione e quel giorno era lì, in aeroporto, pronta ad affrontare le successive tre settimane… nei panni di una backpacker!

Tutto – dalle notti in ostello agli spostamenti con i mezzi pubblici – è filato liscio, fino all’inizio della terza settimana, quando dovevamo spostarci ad Okinawa per un po’ di mare e invece un tifone ha scombussolato i nostri piani, costringendoci a pensare un’alternativa. In quella circostanza nessuna lamentela da parte sua, come ci si potrebbe aspettare da chi non ha viaggiato molto e comunque non lo ha mai fatto zaino in spalla.

<<Niente di trascendentale, soprattutto in un Paese come il Giappone… >>, vi starete dicendo, voi che come me da sempre viaggiate all’avventura. Eppure io ammiro lo spirito con cui si è buttata in questa esperienza, per lei del tutto nuova.

Perché è partita? Mio papà non ama viaggiare e trovando la meta talmente allettante si è detta adesso o mai più? O forse, come ha spiegato ad una ragazza australiana incontrata in camerata a Tokyo, voleva comprendere fino in fondo come viaggio, come trascorro le mie giornate quando sono lontana da casa o cosa mi illumina gli occhi quando penso ai cinque continenti?  

Credo che, tra le altre cose, fosse davvero felice di poter trascorrere un po’ di tempo con me. Ed effettivamente ci siamo ritrovate io e lei, da sole, come non succedeva da tempo. Sono andata via di casa nove anni fa e da allora siamo riuscite a ritagliarci pochi momenti da condividere. Prima l’università, poi il lavoro che mi hanno assorbita completamente, senza considerare la distanza che, seppure non insormontabile, è stata d’ostacolo.Ecco, sono davvero felice di essere partita con te, mamma, per lo stesso motivo per cui so che tu sei stata felice di partire con me!  

Giorni intensi quelli che abbiamo vissuto. Tanti i chilometri che abbiamo percorso. Tante le cose viste, fatte, dette, di cui tuttavia non parlerò oggi, perché questo post ho voluto scriverlo solo per dirti che ti voglio bene e che conto di partire ancora con te! E soprattutto… Auguri per il tuo compleanno mamma backpacker!

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”In un’epoca in cui viaggiare è prerogativa di molti, credo che sia ancora possibile percorrere vie sconosciute, rendendole solo nostre: sono convinta infatti che oggi le grandi esplorazioni debbano essere anche e soprattutto interiori.”