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Complice un biglietto low cost pagato poco più di 35 Euro, nel mese di maggio, ho deciso di partire ancora una volta per la Francia. La meta? Bordeaux, città dell’Aquitania che si è rivelata un’ottima porta d’accesso alla duna del Pilat ed al villaggio di Saint Emilion, ovvero due tra i maggiori luoghi di interesse della regione.  

In quell’occasione ho dormito fuori solamente due notti e due sono stati i giorni effettivamente a mia disposizione in loco. Ciò significa che a Bordeaux non ho potuto dedicarmi a grandi esplorazioni: posso infatti vantare solo una piacevole passeggiata serale lungo la Garonna e quattro passi in centro. Non mi lamento però, poiché i miei veri obiettivi – come avrete capito – erano al di là dei confini cittadini!  

Quando parto da sola bus e treni sono i mezzi di trasporto che prediligo. Durante questo mio breve viaggio non ho fatto eccezioni. Di seguito vi parlerò dunque della mia esperienza in questo angolo di Francia, chiarendo come mi sono mossa senza un’automobile a mia disposizione.    

La duna del Pilat

Prima di trovare il volo per Bordeaux non immaginavo che in Francia ci potesse essere una duna. Non so perché, ma le dune le ho sempre associate al deserto e soprattutto a continenti diversi dal nostro. Iniziando a fare qualche ricerca tuttavia non solo ho scoperto l’esistenza della duna del Pilat in un Paese confinante con l’Italia, ma anche che – con i suoi 108m d’altezza – può vantare un vero e proprio record in Europa!  

Nel caso questo dato non vi abbia particolarmente stupiti, sappiate che la duna del Pilat si estende per 2,7km e che in larghezza arriva a sfiorare i 500m! Dite che questi numeri non sono particolarmente sorprendenti? In questi termini, effettivamente, possono essere poco eloquenti. Credetemi però, quando mi sono trovata ai piedi della duna, tra me e me, non ho potuto fare a meno di dire <<Wow!>>, all’infinito.  

Giunta al suo cospetto, mi sono sentita davvero un piccolo essere davanti ad un qualcosa che ha del immenso, del maestoso… A voi non è mai capitato, trovandovi dinanzi a certe manifestazioni della natura?  

Per facilitare la salita, su un versante della duna, è stata costruita una scaletta. Non mi piace vedere la mano dell’uomo su meraviglie come questa. Senza scaletta però la salita sarebbe più faticosa, soprattutto per anziani e bambini e certamente in sua assenza la ripidità del percorso e il fatto di sprofondare nella sabbia farebbero desistere qualcuno.  

Solo una volta in cima mi sono resa davvero conto di quanto quel luogo rappresenti qualcosa di eccezionale: dalla cresta potevo finalmente ammirare i due versanti della duna, sfiorati rispettivamente dalla foresta e dal mare. A coprire il tutto, almeno quel giorno, un cielo azzurro, quasi turchese, in netto contrasto con il bianco, quasi abbagliante, dei granelli su cui poggiavo i piedi.  

Ho camminato parecchio, per allontanarmi dai gruppi che si fermavano nei pressi della scaletta, per trovare uno spazio tutto mio dal quale apprezzare quella bellezza. Quando l’ho trovato mi sono seduta sulla sabbia, una sabbia soffice, un po’ umida, resa tale probabilmente dalla notte.  

Si può anche scendere poi, fino all’Oceano. Io sono scesa, quasi fino a sfiorare l’acqua. Essenzialmente volevo cogliere la duna da ogni possibile prospettiva, conscia del fatto che ciò che si palesava era estremamente mutevole. Mi credete se vi dico che ad ogni passo mi veniva regalato un diverso, emozionante scorcio?    

duna del pilat francia
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Il paese di Saint Emilion

Saint Emilion è un borgo di poche migliaia di abitanti, che ogni anno attira un gran numero di amanti del vino: numerose sono infatti le cantine, i vigneti e le enoteche presenti sul suo territorio e nell’area limitrofa.  

Ecco, se c’è una cosa che dovete sapere di me, è che il vino proprio lo detesto e che mi dà fastidio persino sentirne l’odore. Allora perché sono andata a Saint Emilion? Posto che non sono masochista, ho trovato diverse buone ragioni per dedicargli una delle due giornate del mio viaggio!  

Inizialmente – lo ammetto – avevo qualche dubbio e continuavo a chiedermi se ne sarebbe davvero valsa la pena, non volendomi dedicare a degustazioni varie… Ecco, con il senno di poi, vi dico che non ho fatto bene ad andare a Saint Emilion, ma benissimo!  

Scesa dal treno ho percorso la strada che mi separava dal centro del paese, sulla quale si affacciano dei bellissimi vigneti che erano ancora avvolti dalla foschia mattutina. Incredibile la precisione con cui viene disegnato il paesaggio là dove si coltiva l’uva: file e file di piante creano linee sinuose, intervallate solo da macchie di colori che spuntano qua e là, assumendo forme floreali.  

Una volta alzatasi la nebbia, in lontananza, mi è apparso il villaggio. In un primo momento potevo scorgere solo le mura, poi man mano che mi sono avvicinata ho iniziato ad intravedere le abitazioni, le chiese e persino una torre, che emanavano quel caratteristico odore d’altri tempi.  

Giunta alla meta, ne ho respirato tutta la quite. Ho iniziato a gironzolare, nei vicoli, nelle viuzze, che mi hanno accolto nella loro quotidianità, invogliandomi a curiosare per ore e ore…    

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Come raggiungere la duna del Pilat ed il paese di Saint Emilion con i mezzi pubblici?

Sia la duna del Pilat che il paese di Saint Emilion sono raggiungibili con i mezzi pubblici partendo da Bordeaux.  

Per quanto riguarda la prima destinazione, non esiste né un bus né un treno diretto. Bisogna innanzitutto salire su uno dei frequentissimi treni che in sessanta minuti raggiungono Arcachon e quindi prendere il bus n.1 in direzione Plage de la Salie, scendendo circa mezz’ora dopo proprio nei pressi della duna del Pilat. Tra andata e ritorno si spendono 23Euro per il treno e 4Euro per il bus.  

Saint Emilion è invece raggiungibile senza cambi. A collegarla a Bordeaux, la ferrovia: in treno ci si impiega poco più di mezz’ora ed un biglietto di andata e ritorno costa 19Euro.

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”In un’epoca in cui viaggiare è prerogativa di molti, credo che sia ancora possibile percorrere vie sconosciute, rendendole solo nostre: sono convinta infatti che oggi le grandi esplorazioni debbano essere anche e soprattutto interiori.”