Ho avuto la sensazione che molti viaggiatori, mentre leggono di Campeche sfogliando una guida del Messico, pensino che si tratti dell’ennesima cittadina coloniale e che di conseguenza la saltino a piè pari. Sarà stato un caso che in uno dei pochi ostelli presenti nel centro storico, tra l’altro in un periodo di alta stagione, io mi sia trovata a condividere il dormitorio solamente con un’altra ragazza?
Probabilmente Campeche è un po’ sfavorita dalla sua posizione, nonostante sia ben collegata ad altre città dello Yucatan da comodi autobus ADO. Chi non oltrepassa i confini della penisola e deve tornare a Cancun per volare a casa, tende infatti a preferire le più vicine Merida (di cui ho scritto qui) e Valladolid (di cui ho parlato qui); chi, invece, prosegue verso il Chiapas o altri Stati, sale su un autobus notturno che lo porta dritto dritto a destinazione, senza farvi tappa, quando magari sarebbe pure di strada.

Personalmente ritengo che Campeche non sia semplicemente un’altra di quelle cittadine coloniali e che valga assolutamente la pena trascorrervi almeno una giornata. E’ vero che a me piacciono in modo particolare tutte le realtà molto molto colorate e che quindi potrei essere di parte, ma non posso definirla se non dicendo che è un caleidoscopio e che gira e rigira, con i suoi giochi cromatici, continua a meravigliare, anche chi come me ha già trascorso un intero mese in contesti simili.
A differenza degli altri due centri ha pure uno sbocco sull’Oceano – più nello specifico sul Golfo del Messico – ed esprime appieno la vocazione marittima che da sempre la caratterizza.
Breve storia di Campeche
Il primo agglomerato sorto nell’area come villaggio essenzialmente dedito al commercio, si deve ai maya, che gli hanno attribuito il nome di Ah Kim Pech.
I conquistadores spagnoli arrivarono infatti solo nel 1517, ma non riuscirono immediatamente a conquistare la regione e a sottomettere la popolazione locale che oppose una forte resistenza.
Nel 1531 furono buttate le basi di un primo insediamento coloniale, ma fu solo nove anni più tardi – con l’avvento di Francisco de Montejo il Giovane – che venne fondata quella che conosciamo come Villa de San Francisco de Campeche.
La città divenne subito il più importante porto della Penisola dello Yucatan, esponendosi così a frequenti attacchi da parte dei pirati che a metà del XVII secolo, dopo averla a lungo saccheggiata, arrivarono addirittura a distruggerla.
Solo la successiva costruzione delle mura e dei bastioni, ordinata dal re di Spagna, permise finalmente di difendere la città, che dal 1999 è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO.

Cosa fare a Campeche
Io ho trascorso un giorno e mezzo a Campeche, ma credo che ventiquattro ore siano sufficienti per farsi un’idea del centro storico e vedere le maggiori attrazioni. A cosa mi riferisco?
Plaza Principale. Nata come accampamento militare nel 1531, la Plaza Principal è pian piano divenuta il cuore pulsante della vita cittadina e lo è tutt’ora. Su di essa si affacciano copie di quelli che un tempo erano il Palazzo Municipale ed il Palazzo del Governo dello Stato di Campeche, i quali oggi ospitano rispettivamente negozietti e ristoranti e la biblioteca pubblica.
Catedral de Nuestra Senora de la Purisima Conception. Si tratta dell cattedrale della città, dedicata all’Immacolata Concezione. Si affaccia sul Plaza Principal e presenta una facciata barocca, oltre ad un’unica e semplice navata, arricchita da opere di epoca coloniale.
Centro Cultural Casa Numero 6. Anch’essa affacciata su Plaza Principal, è una delle magioni costruite dalle famiglie aristocratiche di Campeche tra XVIII ed il XIX secolo. E’ possibile accedervi per farsi un’idea della sontuosità degli edifici residenziali in cui vivevano le persone altolocate del tempo.
Baluartes. Le mura ed i bastioni eretti, per lo più usando manodopera locale, continuano a cingere la città, almeno parzialmente. Si può salire su una parte delle mura e visitare alcuni dei sette bastioni sopravvissuti al tempo, che ospitano interessanti spazi espositivi come il Museo de la Arquitectura Maya, il Museo de Arte Popular e il Museo de la Ciudad. Da non dimenticare anche le due porte che danno accesso al centro storico, quella del Mare e quella della Terra.
Ex Templo de San José. Costruito all’inizio del XVIII secolo dai gesuiti che usarono l’edifico come scuola finché non furono scomunicati dalla corona spagnola, conserva delle bellissime piastrelle policrome ed un faro (!!!) sulla guglia destra. Attualmente non è accessibile, ma merita di essere ammirato almeno dall’esterno.
Malecòn. E’ una piacevole passeggiata lungo mare, frequentatissima dai locali che amano correre e andare in bicicletta.
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