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Il Canyon del Colca – nel quale ho voluto cimentarmi in un trekking di due giorni – occupa il secondo posto al mondo in quanto a profondità. O almeno così dicono, considerando che in certi punti il vuoto sfiora i 3270m in linea d’aria. Durante il mio viaggio in Perù desideravo scendere in quell’abisso fino a sfiorarne il cuore, per poi risalire; questo aspetto dunque non potevo proprio trascurarlo.

Ancora prima di arrivare ad Arequipa, che è stata la mia base di partenza, avevo compreso che non si sarebbe certo trattato di una passeggiata, bensì di un’esperienza ben più impegnativa da un punto di vista fisico. E così l’ho dunque affrontata, mettendo nello zaino anche la giusta predisposizione mentale. Non vi nascondo che nonostante stessi scorrazzando su e giù per le Ande già da un paio di mesi, ho avvertito una certa fatica.

Ad ogni modo non posso nascondervi che ne è valsa la pena e che lo rifarei altre mille volte. O meglio, che altre mille volte cercherei di trovare un momento lungo il mio percorso per buttarmi in quella sfacchinata, che mi ha sì tolto il fiato, ma anche e soprattutto per l’immensità delle montagne tra le quali mi sono trovata a camminare, per la leggiadria dei condor che ho visto volare e per la miriade di stelle che ho potuto scorgere sopra il mio capo mentre mi sono rimessa in marcia, nella notte.

sentiero canyon del colca perù

Di seguito vi racconto come è stata articolata l’escursione, accennerò ai costi che ho sostenuto per la stessa e vi dirò cosa ho reputato utile portare con me. Nel caso stiate organizzando qualcosa da quelle parti e siate alla ricerca di informazioni, spero che il post possa esservi utile… Se alla fine avrete ancora dei dubbi, fatemelo sapere nei commenti!

Tour e trekking di uno / due / tre giorni nel Canyon del Colca…

Personalmente ho destinato solo due giorni del mio itinerario nel paese (se vi va leggete Viaggio in Perù: il mio itinerario – Parte I e Viaggio in Perù: il mio itinerario – Parte II) all’esplorazione del Canyon del Colca e con il senno di poi vi dico che se mi fossi concessa un giorno in più, probabilmente, mi sarei goduta maggiormente certi momenti.

Dovete sapere che tutte le agenzie di Arequipa offrono – in genere – tre tipi di pacchetti – a seconda del tempo che si ha a disposizione:

> 1 giorno

In questo caso non si parla di trekking, ma di un tour che prevede diverse tappe; non l’ho provato personalmente ma per come mi è stato descritto mi è parso un po’ troppo mordi e fuggi per i miei gusti. Ecco, sceglietelo solo se non vi piace camminare e se non vi infastidisce trascorrere gran parte della giornata su un minivan / bus, salendo e scendendo in continuazione.

> 2 giorni

Come vi ho detto, questa è l’opzione che ho scelto io, basata essenzialmente sul trekking. Nel caso sia anche la vostra opzione, sappiate che per due giorni consecutivi vi toccheranno delle levatacce e che i ritmi saranno molto molto serrati. Questo non significa che non riuscirete ad apprezzare la bellezza degli ambienti nei quali vi verrete a trovare, ma sappiate che dovrete tornare ad Arequipa per darvi all’ozio!

> 3 giorni

Il percorso non cambia rispetto a quello previsto per chi ha soli due giorni, ma avrete modo di rilassarvi sia il pomeriggio del primo giorno che la mattina del secondo. Questo significa che dovrete alzarvi in piena notte solo quando lascerete Arequipa e che potrete camminare senza necessità di guardare il cronometro ogni due per tre, perché anche l votra guida sarà meno preoccupata che non ce la facciate ad arrivare alla tappa successiva nei tempi previsti.

La mia esperienza: due giorni nel Canyon del Colca!

La partenza e le tappe lungo il tragitto per il canyon…

Era una notte di luglio, una fredda notte di luglio, perché in Perù le stagioni sono invertite rispetto all’Europa. Erano le tre quando un minivan si è fermato di fronte all’hotel in cui alloggiavo, per prelevarmi e portarmi – insieme ad una decina di altre persone – all’imbocco del sentiero che dà accesso al Canyon del Colca. Ecco la levataccia cui accennavo prima!

Sono state necessarie quattro ore per percorrere i 160km che da Arequipa conducono al villaggio di Chivay, dove generalmente tutti i gruppi si fermano a fare colazione, tra signore dai gonnelloni colorati, lama e alpaca. Inutile dirvi che ho approfittato del tragitto per sonnecchiare ancora un po’, almeno fino a quando è sorto il sole!

E poi è arrivato il momento del Mirador Cruz del Condor: come avrete intuito si tratta del punto panoramico dal quale ho avuto modo di scorgere quei fantastici volatili emblema delle Ande e – per me – anche massima espressione di libertà. Fluttuavano leggeri, leggerissimi, in lontananza, per poi posarsi sulle pareti rocciose del canyon. La sosta è durata solo una mezz’oretta, ma… che emozione!

La discesa e l’arrivo all’Oasi…

Nel villaggio di Cabanaconde l’incontro con la guida e l’inizio del trekking vero e proprio, tra le otto e le nove del mattino. Prima sono scesa, di oltre mille metri in quattro ore, fino al villaggio di Malata, dove ho potuto pranzare. Poi ho proseguito in un continuo saliscendi per altre quattro ore, fino ad arrivare alla cosiddetta Oasi.

Quando l’ho vista, stanca com’ero, ho pensato ad un miraggio, anche perché sembrava proprio un bel posto, con tanto di piscina, dove al termine delle giornate più calde ci si può rinfrescare, se non si arriva troppo tardi.

Una volta a destinazione, tuttavia, mi sono resa conto – anche se già lo sapevo – che avevo preso un abbaglio: le sistemazioni per la notte sono davvero spartane ed è necessaria una certa dose di adattamento per riuscire a riposare. Vi dico solo che i letti non sono particolarmente puliti, che non c’è riscaldamento, che l’acqua nei bagni è fredda e che dopo una certa ora non c’è più luce.

La risalita…

Cena, un po’ di sonno, in realtà pochissimo, e poi di nuovo in marcia, alle quattro e mezza del mattino. Era buio pesto, c’erano solo la luna e le stelle ad illuminare il sentiero e poi, all’improvviso, anche le torce delle decine e decine di persone che come me, in gruppo, erano pronte per risalire il Canyon del Colca ovvero 1200m in un tragitto di 5km.

Alle 8 avevo appuntamento in cima, per fare colazione, prima di fare un salto alle terme e dunque rientrare ad Arequipa. Devo dire che ho trovato questa parte particolarmente dura, ma alla fine sono arrivata puntuale.

Quanto costa il trekkig di due giorni nel Canyon del Colca?

Io ho prenotato il trekking di due giorni nel Canyon del Colca solo una volta arrivata ad Arequipa. Son entrata in un paio di agenzie ed ho chiesto informazione riguardo alle diverse proposte. In entrambi i casi l’offerta comprendeva il trasporto in minivan, la guida, tutti i pasti (escluse le bevande) ed il pernottamento. Il prezzo proposto era sempre lo stesso ovvero l’equivalente di 33 Euro. Da aggiungere solo una sorta di tassa d’ingresso al canyon di 18 Euro.

Cosa portare durante il trekking nel Canyon del Colca?

Già lo immaginerete, ma ve lo dico comunque: portate con voi solo ciò che reputate indispensabile, lasciando in hotel ad Arequipa tutto il resto. Meno cose avrete, meno fatica farete!

Volete sapere cosa c’era nel mio zainetto quando sono partita per il trekking di due giorni nel Canyon del Colca?

– Vestiti di ricambio (una t-shirt, una felpa, dei leggings da mettere sotto i pantaloni da trekking);

– Costume ed infradito nel caso vogliate fare il bagno in piscina;

– Asciugamano;

– Sapone;

– Torcia;

– Cappellino.

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2 Replies to “Canyon del Colca: trekking di due giorni – Perù”

  1. Ciao anche io ho fatto il trekking del colca, anche se una versione un po’ più fisica. Il giro che hanno fatto fare a te è un po’ più soft ma la salitona da Sangalle a Cabanaconde dell’ultimo giorno a gambe fredde non si augura.
    In tutto ciò direi che il Colca canyon è una meta ancora non abbastanza famosa, meriterebbe più tempo sicuramente. Peccato che le zone più belle come le cascate di Huaruro siano piuttosto remote e richiedano una bella sfacchinata, come tutte le cose stupende ci fanno penare per guadagnarcele!

    1. Una versione un po’ più fisica?! Ahahah… Non so se ce l’avrei fatta! Comunque, come ho scritto, con il senno di poi avrei fatto il percorso in tre giorni anziché in due!

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”In un’epoca in cui viaggiare è prerogativa di molti, credo che sia ancora possibile percorrere vie sconosciute, rendendole solo nostre: sono convinta infatti che oggi le grandi esplorazioni debbano essere anche e soprattutto interiori.”