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Nello scegliere il titolo di questo post ho voluto essere un po’ provocatoria. E’ chiaro infatti che la parola meraviglia si addice perfettamente a Chichen Itza, che rappresenta uno dei siti archeologici più estesi e meglio conservati del Centro America.  Siete d’accordo, vero?

A lasciare a bocca aperta non è solo la piramide definita El Castillo, ovvero il monumento simbolo di quella che in epoca precolombiana doveva essere una vera e propria città. La Plaza de las mil columnas, ad esempio, è in grado di suscitare la stessa reazione, così come l’Edificio de las Monjas e numerose altre strutture.  

C’è da dire inoltre che le rovine sono sorprendono non solo per le loro grandiose architetture, ma anche per gli aspetti culturali che sono in grado di rievocare a centinaia di anni dalla loro costruzione: durante la visita si scoprono infatti tante curiosità su quello che è stato il mondo maya.

Il Gran Juego de Pelota ad esempio, ovvero un campo – il più grande esistente in Messico – sul quale si teneva un gioco per certi versi paragonabile al calcio, richiama la consuetudine di sacrificare la squadra perdente agli dei e di esporre i teschi dei singoli giocatori su apposite piattaforme.   

Anche i misteri, tutti astronomici, del sito non sono poi da meno. Tanto per citarne uno: nei giorni degli equinozi il sole creerebbe un gioco di luci ed ombre che mima il movimento di un serpente – animale sacro per i maya così come il giaguaro – che sale e scende dalla piramide.

Non bisogna infatti assolutamente dimenticare che i maya erano dei grandi astronomi: basta pensare al loro calendario (di cui si è diffusamente parlato alla fine del 2012) o, se ci si trova a passeggiare tra le rovine, all’imponenza dell’osservatorio.

chichen itza messico
sito archeologico maya chichen itza messico

Perché dunque Chichen Itza non dovrebbe rientrare nel novero delle sette meraviglie del mondo? Come vi ho già detto, in realtà non voglio mettere in discussione il fatto che meriti l’appellativo di meraviglia. Semplicemente mi chiedo se venga percepita come tale considerando che dopo una certa ora sembra letteralmente invasa da turisti e venditori di souvenir.  

Il mio consiglio è quello di giungere sul posto la mattina presto, in modo da potervi godere le rovine in santa pace e senza morire di caldo. Vi state chiedendo se è davvero possibile? Ebbene io ci sono riuscita e adesso vi do subito la soluzione, che poi è quella che ho adottato anche io!  

Una buona idea è quella di partire intorno alle 6.45 da Valladolid (di cui ho scritto qui), da cui il sito è raggiungibile in colectivos in meno di un’ora ovvero giusto dieci minuti prima dell’apertura della biglietteria; così arriverete prima di coloro che in massa si muovono dalla costa – con costosi tour giornalieri in partenza da Cancun e Playa del Carmen – e ve ne andrete poco dopo averli incontrati.

Ciò vi permetterà anche di evitare di essere continuamente fermati dagli ambulanti, che giungono tra le 9 e le 10 ma che saranno pronti ad assillarvi con frasi del tipo Buen precio, Muy barato, Solo para los amigos italianos solamente in un secondo momento ovvero quando avranno esposto tutta la loro mercanzia.  

Se avete poco tempo o Valladolid non rientra nel vostro itinerario – viaggiando nello Yucatan sarebbe davvero un peccato! – vi suggerisco di puntare su altri siti, altrettanto monumentali ma non così presi d’assalto, come Cobà di cui ho scritto in questo post: Il sito archeologico di Cobà: una valida alternativa.  

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”In un’epoca in cui viaggiare è prerogativa di molti, credo che sia ancora possibile percorrere vie sconosciute, rendendole solo nostre: sono convinta infatti che oggi le grandi esplorazioni debbano essere anche e soprattutto interiori.”