E’ da un paio di settimane che scrivo del nostro viaggio di nozze negli Stati Uniti ovvero del coast to coast più California vissuto tra giugno e luglio, durato ben cinque settimane. Ho detto poco però di ciò che abbiamo vissuto e condiviso, eppure ho molto da raccontare di quei giorni oltreoceano ed oggi ho proprio voglia di esternare parole più profonde, più intime!
Spesso mi viene chiesto perché amo così tanto viaggiare e generalmente, ovvero quando ritengo che il mio interlocutore possa davvero comprendere ciò che dico, con molta sincerità, spiego che al di là di qualsiasi cosa io possa fare o vedere, è l’esperienza del viaggio in sé e per sé ad affascinarmi. Ed è poi per questa ragione che, magari alle stesse persone, rispondo con grande difficoltà quando mi chiedono quale sia il mio Paese preferito.
Con ciò non voglio affatto dire che questo tipo di curiosità siano sciocche, perché credo che ogni viaggiatore abbia dei luoghi del cuore; anche io ne ho e si tratta di quelli che mi hanno dato più emozioni. E gli Stati Uniti, senz’altro, occupano un posto speciale nel mio cuore di viaggiatrice, proprio perché di emozioni me ne hanno date tantissime.
Torniamo però al piacere di viaggiare. Mi chiedo sempre cosa possa esserci di più bello che avere di fronte a sé un’infinità di possibilità. Ecco, in viaggio si possono imboccare e percorrere – almeno potenzialmente – un’infinità di strade, di sentieri, di viuzze. La maggior parte delle persone con cui mi confronto vedono in questo tuttavia qualcosa di terribile o meglio di terribilmente pericoloso. Io, invece, vedo qualcosa di terribilmente pericoloso nel loro modo di approcciarsi al mondo, che considera solo i suoi aspetti più brutti, per dirla molto banalmente.

Non so, ma forse ci stiamo abituando ad un certo tipo di racconto della realtà e a generalizzare ciò che sentiamo per darci un alibi, per non perderci su una strada, un sentiero o una viuzza. E non posso fare a meno di chiedermi cosa accadrà quando inizieremo a temere anche la strada dietro casa, il sentiero che dal nostro giardino porta in un bosco o la viuzza su cui si affaccia il negozio dove facciamo la spesa.
Ciò che mi piace del viaggiare sta proprio nella possibilità di perdermi. Non avendo più punti di riferimento e non avendo la necessità di cercarne (soprattutto quando viaggio per periodi medio-lunghi), ogni passo per me diventa infatti un’immensa e fantastica scoperta.
Il viaggio dunque è solo scoperta per me? E cosa c’è di bello nella scoperta? Perché amo scoprire? Beh, indubbiamente è tanto altro, perché ogni scoperta, piccola o grande che sia, meraviglia, stupisce, impressiona e quindi porta emozioni! Non so quante volte negli Stati Uniti ho detto Wow e poi non sono più riuscita a proferire parola, letteralmente incantata da ciò che mi trovavo di fronte. Le scoperte e le emozioni infatti sono state tante per me e per Gianluca!
Il nostro itinerario era già ben delineato quando siamo atterrati a New York e abbiamo ritirato la macchina a noleggio. Ciò non significa, tuttavia, che non abbiamo avuto possibilità di perderci. Ciò di cui parlo non ha nulla a che vedere con l’improvvisazione. Credo infatti che ognuno viva il viaggio a modo suo: c’è chi organizza tutto nei minimi dettagli e chi ama decidere al momento. In ogni caso, il grande potenziale secondo me sta nella possibilità di scegliere dove andare, prima o dopo che sia! E noi abbiamo scelto, prima ancora di partire appunto, un determinato percorso, abbiamo scelto di perderci su determinate strade, sentieri e viuzze che ci hanno portati a mille scoperte, a mille emozioni.
C’è chi dice che il viaggio sia libertà e che certe scelte di viaggio, come quelle che ho fatto personalmente, sono espressione di un grande desiderio di libertà. Quando ancora ero un’impiegata commerciale in azienda sentivo una grande oppressione, tutta legata al contesto lavorativo. Ciò che mi ha spinta ad andarmene e a partire, tuttavia, non è stato un grande desiderio di libertà, come è facile credere: è stata appunto la voglia di perdermi altrove, di scoprire ciò che stava al di là dello schermo del computer che mi trovavo a fissare per buona parte della giornata, di lasciarmi meravigliare, stupire, impressionare, emozionare appunto, da un mondo che già da qualche anno avevo iniziato a conoscere e grazie al quale ad un certo punto ho saputo dire basta.
E’ per questo che non mi piace dire che il viaggio è libertà, come ad intendere che la quotidianità ed in generale i momenti tra un viaggio e l’altro siano il suo esatto contrario. Credo che un viaggiatore non accetti vincoli sulle strade, sui sentieri e sulle viuzze che intende percorrere, nemmeno quando è a casa. Credo che un viaggiatore, nel momento in cui vede dei vincoli su quello che sarà il suo percorso, non possa fare a meno di sgomberarlo da quei vincoli. Perchè sì, un viaggiatore ha bisogno di sentirsi ed essere libero sempre, non solo quando è in viaggio.
Viaggiare certamente ha cambiato il mio modo di pensare e di vivere la vita e non mi riferisco solo agli ultimi lunghi viaggi, ma anche e soprattutto ai primi, più brevi, che mi hanno dato idea di dove potevo andare e di quale direzione volevo prendere. Può apparire strano, ma è proprio grazie ai miei primi viaggi che oggi sono qui davanti al mio pc e non in un ufficio grigio che avrebbe reso grigia pure me, come stava già accadendo. Ecco, credo che ogni viaggiatore sappia in quale direzione andare, anche e soprattutto quando una meta non ce l’ha, perché in fondo vuole solo perdersi, in viaggio e nella vita.


Oggi volevo raccontarvi qualcosa del nostro coast to coast negli Stati Uniti ed in particolare a proposito della Monument Valley, invece ho divagato… Una cosa però credo di poterla scrivere, senza andare fuori tema, come ho già fatto. Dopo circa un’ora di guida, praticamente in mezzo al nulla del sud dello Utah, quanto ci siamo emozionati una volta apparsi i primi monoliti della valle forse più nota degli Stati Uniti? Qualche foto e ci siamo dovuti sedere sulla terra rossa del luogo per toccarla e per vivere quel momento così effimero!
Sono convinta che ciò che scaturisce da una nuova scoperta, soprattutto in viaggio, sia volatile e vada colto fino in fondo. Non sempre è facile però, magari perché c’è troppa gente, magari perché siamo soli e vorremmo essere con qualcuno. Quella mattina, lì, nella terra dei Navajo, sulla I-163 che porta alla Monument Valley, c’eravamo noi e nessun’altro. Noi, insieme, che davvero abbiamo sentito il piacere di viaggiare insito in se stesso, oltre alla bellezza di viaggiare insieme, di cui ho scritto in un precedente post, proprio pensando al nostro viaggio di nozze.
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Grazie per condividere e l'esperienza e il vostro viaggio! I suoi viaggi meraviglioso. Mi piace molto! 😀
Grazie a te che mi leggi! 🙂