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Tornata a Chengdu, dopo i giorni trascorsi nel nord del Sichuan, c’era una cosa che dovevo fare urgentemente prima di mettermi a letto ovvero il bucato. A differenza di altri posti in Asia, nei quali ho viaggiato per lunghi periodi, in Cina non ho mai potuto prendere un sacchetto, infilarci la roba sporca e consegnarla a chi si occupava della lavanderia, per farmi riconsegnare tutto bello, pulito e profumato nell’arco di un paio di giorni.

E così, sapendo che in ostello c’era sia la lavatrice che l’asciugatrice, mi sono messa all’opera. Volete sapere come è andata a finire? L’asciugatrice non ha fatto il suo dovere ed ho quindi dovuto stendere tutto sul tetto dell’ostello, per poi ritirare i panni – ancora bagnati! – il mattino seguente all’alba, quando sono partita per Leshan. Ecco, alle 6.45 ero già in stazione, con lo zaino pieno di sacchetti, nei quali ovviamente ho dovuto mettere i vestiti. Mica potevo lasciarli in ostello, no?!   

Alle 9 avevo già raggiunto la nuova sistemazione e dopo essermi data al bucato per l’ennesima volta, sono uscita. Dov’ero diretta? Mi attendeva il Buddha Gigante, ovvero il Buddha più grande del mondo, con i suoi 71m! Poiché non volevo perdere troppo tempo mi sono fatta accompagnare in taxi, per soli 10Y!  

Ho gironzolato per un po’ nel parco che custodisce il Dafo (è chiamato così da quelle parti!), perdendomi nei giardini e nei templi. Quando ad un certo punto, per caso, l’ho intravisto ho capito che non potevo più rimandare: ho accelerato il passo per vedere di più, per vedere meglio e mi sono fatta largo tra la gente che era tutta lì, accalcata e guardava giù, tra le rocce.  

Il Buddha Gigante, infatti, è stato costruito a ridosso di una parete rocciosa, oltre 1200 anni fa, voluto da un monaco di nome Haitong, il quale con quell’opera sperava di quietare le acque impetuose dei fiumi Dadu e Min che scorrono proprio là dove sorge Leshan, ai piedi del Dafo. Che sia merito di una certa benevolenza divina piuttosto che dei detriti depositati nel letto dei fiumi durante la costruzione, sta di fatto che Haitong ottenne ciò che chiedeva, senza però mai saperlo, anche perché ci vollero 90 anni per portare a termine i lavori e lui morì prima.  

Dopo aver scorto il capo e i lineamenti del volto, mi sono messa in fila. Se volevo vederlo nella sua interezza, dovevo scendere, percorrendo le scale che portano ai suoi piedi. E così sono scesa e, man mano che scendevo, mi appariva sempre più imponente. Anche i suoi colori mi apparivano sempre più intensi. Arrivata dove dovevo arrivare, non ho potuto fare altro che fermarmi per ammirarlo e mi sono presa tutto il tempo necessario, come se in quel modo potessi imprimere quel momento più a fondo nella mia memoria.    

grande buddha di leshan cina

Nel primo pomeriggio sono tornata in centro e dopo pranzo ho organizzato il trasferimento ad Emeishan. Avrei potuto prendere il primo autobus del mattino, ma volevo arrivare prestissimo, in modo da avere a disposizione l’intera giornata da dedicare alla montagna, oltre al giorno successivo al mio arrivo.

E’ così che sono entrata in quello che aveva tutta l’aria di essere un info point, ma che invece si è rivelato un’agenzia di viaggio, rivolta essenzialmente ad una clientela cinese. C’erano due ragazzi e due ragazze che masticavano giusto qualche parola d’inglese o meglio, comprendevano ciò che io dicevo, ma non riuscivano poi a rispondermi, se non attraverso un traduttore automatico.

Nonostante non rientrasse proprio nelle loro attività, i quattro si sono davvero impegnati per aiutarmi e alla fine, dopo varie telefonate, sono riusciti ad organizzare il trasferimento in taxi, tra l’altro senza chiedermi nulla in cambio. Anzì, mi hanno persino offerto uno strano dolcetto verde!  

Io sono proprio quella delle levatacce. Potevo non svegliarmi un’altra volta all’alba per salire sul taxi alle 6 ed essere a destinazione già alle 7? Certo che no! Al Teddy Bear Hostel mi hanno accolta con un’estrema gentilezza. Dopo avermi chiesto se volessi fare colazione, mi hanno immediatamente fatto accedere alla camera. Sì, ogni tanto mi concedo il lusso di una singola, a 12 Euro a notte! Così, ricevuta in dotazione una bella mappa, ero pronta per scoprire l’Emeishan ovvero una delle quattro vette buddhiste della Cina.  

Sono andata alla stazione degli autobus, a pochi minuti di cammino dall’ostello, ed ho preso il primo mezzo diretto a Leiding Ping. Non ho dovuto aspettare molto ed in circa due ore, su una strada che si arrampicava su per la montagna, sono arrivata. A dire la verità stavo bene sul minivan e non avevo proprio una gran voglia di mettermi in cammino una volta a destinazione: le condizioni atmosferiche infatti non erano delle migliori.  

Sono scesa però e, anche per scaldarmi, mi sono subito incamminata. La cosa migliore, visto che piovigginava e faceva piuttosto freddo, era probabilmente quella di raggiungere Taizi Ping e poi prendere la funicolare. Così ho pensato e così, quindi, ho fatto. Dopo mezz’ora di camminata, ero sospesa sopra alla foresta che avvolge la montagna, avvolta in quel momento anche dalla nebbia.  

Sono quindi arrivata, proseguendo a piedi per circa un quarto d’ora, al Tempio Jinding, ovvero il Tempio della cima dorata, che si trova a 3077m di altitudine. Il complesso era poco visibile, anch’esso nascosto dalla nebbia, ma proprio per questo forse più suggestivo. Sono entrata, nella speranza di cogliere uno scorcio di spiritualità locale, che cerco sempre, soprattutto quando viaggio in Oriente.  

Poi, sono tornata a Leiding Ping a piedi. Ci ho messo un’ora abbondante, camminando per un bel pezzo sotto una pioggia che sembrava non dover mai più smettere di scendere dal cielo. Ad un certo punto però ha smesso e la discesa è diventata piacevole. E’ in quel momento che ho scoperto quanto possano essere utili gli impermeabili di plastica che i cinesi sembrano adorare. Prima di partire, quella mattina ne avevo comprato uno bellissimo, rosa!   

Via su un altro autobus quindi. La giornata infatti era ancora lunga. Ho poi avuto modo di raggiungere sempre in funicolare il Tempio Wannian, il più antico luogo di culto sul Emeishan, risalente al IX secolo e dedicato al Samantabhadra ovvero Signore della Verità buddhista, nonché protettore della monatgna. Sono arrivata, camminando nella foresta per una mezz’ora abbondante, anche al Qingyin Pavilon, vale a dire il Padiglione del Suono Puro, che sorge su uno sperone roccioso in mezzo ad un torrente.     

emeishan sichuan cina
emeishan sichuan cina
emeishan cina
emeishan cina
emeishan sichuan cina
emeishan cina

Dopo una bella passeggiata lungo il letto di un fiume, fino a Wuxian-Gang, ho quindi dovuto prendere l’autobus per tornare in ostello. Per farla breve, a fine giornata ero stravolta e non ho fatto altro che cenare e andare a letto.  

Il giorno dopo però avevo ancora tempo da dedicare all’Emeishan: sarei infatti partita solo nel tardo pomeriggio, come Annick, una ragazza svizzera incontrata in ostello a Chengdu, che ho rivisto a colazione. Avevamo programmi diversi per la mattinata, ma entrambe abbiamo pensato che avremmo potuto rivederci per pranzo.  

Quella mattina mi sono dedicata alla zona della montagna più prossima all’ostello, per visitare la quale non ho avuto la necessità di muovermi su autobus o minivan. Prima il Tempio Baoguo, praticamente in centro, poi l’isolato e poco visitato Tempio Shanjue e per finire il Monastero Fuhu, in mezzo alla foresta.  

A dire la verità, al termine del giro, non ero propriamente felice di ciò che avevo visto sull’Emeishan, che come ho già scritto è appunto una delle quattro montagne buddhiste. Ero ben cosciente del fatto di trovarmi in Cina e di quanto un regime comunista possa distruggere o quanto meno affievolire qualsiasi sentimento religioso, eppure mi aspettavo qualcosa in più in quanto a sacralità.  

In tutte le più grandi religioni l’ascesa rappresenta qualcosa di importante, che può essere parte di una crescita spirituale e credo che questo valga anche per il Buddhismo. Sull’Emeishan non ho visto proprio nessuno affrontare il percorso con quello spirito che da sempre contraddistingue, tanto per fare un esempio, i pellegrini. Tutti salivano con le funicolari, come me, che però non ero certo lì per questioni di fede. Voglio pensare che la ragione di ciò che ho visto stia nella pioggia caduta in quei giorni. Non so, poi forse i miei occhi occidentali certe sfumature di una realtà come quella cinese non riescono a coglierle…  

Per pranzo io e Annick siamo andate in un ristornate dove oltre al solito riso ci hanno portato tantissime ciotoline piene di legumi e verdure, alcune delle quali mai viste e tanto meno assaggiate prima. Per spingermi su cibi un po’ più particolari ho sempre bisogno di essere in compagnia!  

Presto è arrivata l’ora di lasciare Baoguo, il paese ai piedi dell’Emeishan dove stavamo. Entrambe saremmo partite dalla stessa stazione ferroviaria e così abbiamo deciso di condividere un taxi. A dire la verità siamo arrivate un po’ presto: la stazione si è rivelata proprio piccola e non c’è voluto molto per capire cosa fare per salire sui treni. Ci siamo dunque guardate in giro e, notato l’unico bar della zona, l’abbiamo raggiunto. Sorseggiando una tisana di fiori e osservando un gruppo di signore tutte intente a mettere in scena un balletto con tanto di coreografia, il tempo è trascorso e poi ognuna è andata per la sua strada.  

emeishan cina

Giusto qualche informazione di carattere pratico

Sia Leshan che Emeishan sono facilmente raggiungibili in autobus/ treno da Chengdu, il capoluogo della provincia del Sichuan. Non sono necessarie più di un paio d’ore per raggiungere le due località partendo appunto da Chengdu.   

E’ possibile visitare il Grande Buddha di Leshan in giornata da Chengdu; io ho preferito trasferirmi per una notte a Leshan per essere più vicina ad Emeishan. Per Emeishan è invece necessario almeno un pernottamento in loco: serve infatti più tempo per riuscire a vedere i numerosi luoghi di interesse sulla montagna. Io avevo messo in programma un giorno e mezzo; se avessi avuto due giorni sarebbe stato meglio.   

Ingresso a Leshan: 90Y   

Ingresso a Emeishan: 90Y per accedere all’area, 90Y per gli autobus all’interno dell’area, eventuali costi delle funicolari ovvero 65Y a tratta, ed eventuali costi per accedere ai vari templi.     

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”In un’epoca in cui viaggiare è prerogativa di molti, credo che sia ancora possibile percorrere vie sconosciute, rendendole solo nostre: sono convinta infatti che oggi le grandi esplorazioni debbano essere anche e soprattutto interiori.”