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Arrivata a Xi’An all’alba, ho fermato un taxi ed ho mostrato l’indirizzo dell’ostello dove dovevo andare. Inspiegabilmente il tassista mi ha allontanata, con un semplice cenno della mano. Lo stesso atteggiamento poi lo ha avuto anche il tassista successivo e quello dopo ancora.

C’erano due guardie a gestire il via vai dei tassisti ed ho quindi pensato di rivolgermi a loro: hanno cercato di aiutarmi, chiedendo loro stessi a chi era alla guida di portarmi in ostello, ma nulla da fare. Insistendo e insistendo ancora, alla fine, ne hanno trovato uno disponibile. Voleva 70 Yuan ovvero circa 10 Euro: uno sproposito, ma ho accettato, poiché non vedevo grandi alternative.

Solo più tardi ho capito il perché della situazione: il mio ostello si trovava nel quartiere islamico che può rivelarsi piuttosto movimentato e caotico, a maggior ragione durante i giorni della Festa della Repubblica.  

xi'an cina

La prima cosa che ho fatto dopo colazione è stata quella di portarmi sulle mura che cingono il centro storico della città. Volevo percorrerne una buona parte, anche se non sarebbe stata propriamente una passeggiata: si estendono infatti per ben 14km. Se a primo impatto mi hanno impressionata per la loro maestosità, man mano che mi muovevo mi sono resa conto che non valeva la pena proseguire oltre. Il paesaggio che mi si offriva non era dei più spettacolari: casermoni e ancora casermoni in quel tipico stile sovietico che tanto mi disgusta. Giunta alla porta successiva, sono quindi scesa.  

La Torre della Campana, la Torre del Tamburo e poi sono tornata nel quartiere islamico, che mi ha proprio sorpresa per la sua vivacità e per una commistione di culture che difficilmente si associa alla Cina. Si era trasformato rispetto a qualche ora prima, si era come svegliato. I negozi avevano aperto. Per strada, dal nulla, erano sorte bancarelle di street food dalle quali provenivano odori piuttosto invitanti di carne arrostita e quant’altro. Donne e uomini con il capo coperto intenti a cuocere le più svariate pietanze. E quel fumo che si levava come nebbia, dalle pentole, dalle padelle. E poi c’erano le spezie, la frutta secca, che davano colore ai vicoli, così come le carni, rosse, appese un po’ ovunque. E chili e chili di noodles di vario tipo, bianchi, viscidi, sempre lì su tre assi di legno, pronti per essere cotti.  

quartiere islamico xi'an cina
xi'an quartiere islamico
quartiere islamico xi'an cina

Il giorno dopo era il gran giorno: finalmente mi sarei trovata al cospetto dell’Esercito di terracotta, dell’imperdibile Esercito di terracotta! Alla reception la sera precedente mi avevano avvertita: <<In questo momento in Cina sono tutti in viaggio e qui a Xi’an c’è un sacco di gente. Devi partire prestissimo se vuoi vederlo! Ieri un gruppo che si è mosso in bus, alle 17 non era ancora giunto a destinazione!>>. Facile immaginare la mia espressione dopo aver sentito queste parole, soprattutto considerando che dopo la visita avrei dovuto prendere un altro treno notturno.  

Ho lasciato l’ostello alle cinque del mattino, quando ancora il sole non era sorto e per le vie della città si muoveva solo la schiera di spazzini assoldati per tenere pulizia e ordine, come accade un po’ ovunque nelle grandi città cinesi. Quando ho raggiunto la stazione dei bus, non erano neanche le sei, eppure la fila per il 306, che porta appunto all’Esercito di terracotta sembrava già infinita. Ho aspettato quasi un’ora prima di poter salire sul bus, anche se le partenze erano continue.  

Un’ulteriore oretta ed ero finalmente a destinazione. Incredibilmente nessuna coda per entrare e per fare il biglietto! Una volta giunta al padiglione uno, però… Credo di non aver mai visto in vita mia tanta gente ed in particolare tanta gente spingere pur di avanzare di un solo centimetro! Tutti, chiaramente, volevano vederlo, volevano vedere l’esercito di terracotta, composto da migliaia di soldati di dimensioni reali, voluti dall’Imperatore che unificò la Cina – Qin Shi Huangdi – a presidio della propria tomba!

esercito di terra cotta xi'an
statue esercito di terracotta xi'an cina

Ce l’ho fatta a vedere qualcosa? Ebbene, con tanta fatica, con tanta pazienza, alla fine sono riuscita a guadagnare un’ottima posizione, che nonostante gli spintoni e le gomitate, ho mantenuto per un bel po’. Non avevo fatto tutta quella strada per arrivare lì e fuggire o semplicemente per fare un selfie! Volevo osservare, nei dettagli, quell’opera: tutti i soldati hanno infatti un volto proprio ed una particolare espressione. Volevo osservare anche i cavalli, perché sì, ci sono anche dei cavalli!  

E’ stato difficile persino uscire da quel padiglione, perché la gente continuava a muoversi in massa. Fortunatamente nei padiglioni due e tre, la situazione era diversa, forse perché custodiscono meno soldati e risultano meno spettacolari. Non ho potuto fare a meno però di prendermi altro tempo per guardare e scovare particolari, anche lì. Verso le 11 però ero pronta per tornare in centro. Avevo parecchio tempo ancora però: il mio treno per Chengdu sarebbe partito infatti solo intorno alle 20. Cosa potevo fare? Mi aspettava la Pagoda della Grande Oca!  

Se vuoi saperne di più a proposito di Xian, leggi anche Xian: esercito di terracotta e centro. storico.

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”In un’epoca in cui viaggiare è prerogativa di molti, credo che sia ancora possibile percorrere vie sconosciute, rendendole solo nostre: sono convinta infatti che oggi le grandi esplorazioni debbano essere anche e soprattutto interiori.”