Tante persone mi chiedono perché viaggio da sola non tanto per avere una risposta (che già conoscono), ma per esprimere le loro perplessità.
La questione in genere sta tutta o quasi nel fatto che sono una donna; a volte però ruota proprio attorno ai molteplici ed incompresi aspetti del vivere un’esperienza senza parenti, amici o semplici conoscenti.
In questo momento della mia vita ho più tempo a disposizione di mio marito ed ho scelto di usare questo tempo per viaggiare. Mi trovo quindi spesso (e purtroppo!) a partire senza di lui.
Questo però non significa che trascorro tutte le mie giornate – appunto – sola. Ci sono momenti durante i quali preferisco starmene per conto mio – e credo non ci sia nulla di male o di sbagliato – e altri in cui mi trovo bene in compagnia, come è accaduto a Vang Vieng e a Luang Prabang, in Laos.

Ho trascorso i primi giorni in Laos a Vientiane, dedicandomi a varie attività senza incontri particolarmente interesssanti. A questo proposito vi rimando però ai post Laos!!! Vientiane!!! Arrivo!!!, 48h a Vientiane, capitale del Laos, non saranno troppe? e My way in cucina: 3 ricette laotiane!!!, in cui vi ho già raccontato tutto.
Poi mi sono spostata a Vang Vieng, a bordo di uno di quei minibus – come dire? – un po’ datati. Su quel mezzo ho conosciuto Cinthya, una ragazza francese che doveva partire con un’amica laotiana tiratasi indietro all’ultimo minuto perché il vero motivo del viaggio per lei – aihmé – stava in un matrimonio che è stato rimandato.
Giunte a destinazione – un po’ scombussolate a causa della strada accidentata – lei ha raggiunto il suo ostello ed io il mio. Ci siamo però accordate per incontrarci nel pomeriggio, per una passeggiata lungo il fiume, per ammirare i picchi carsici che rendono inconfondibile il paesaggio di quello scorcio di Laos, per bere qualcosa, raccontarci e cenare.
E il giorno seguente, puntuali, alle 8, ci siamo ritrovate davanti a Green Discovery, pronte ad affrontare la gita alla quale entrambe ci eravamo iscritte.
Io e Cinthya siamo salite sul pick-up per prime. Solo in un secondo momento sono arrivate Anne e Judith e poi Vera, Flavio e Valeria, ognuno con una propria storia di viaggio alle spalle, ognuno con un proprio percorso in mente, ancora tutto da definire o già stabilito almeno a grandi linee.
Anne e Judith, cugine, avevano lasciato la Germania circa due mesi prima per un po’ d’avventura zaino in spalla e di lì a poco sarebbero tornate a casa.
Vera, olandese, anche lei con un compagno a casa, invece avrebbe girato per qualche mese nel Sud Est Asiatico per poi raggiungere il Nepal per lavoro.
E infine Flavio e Valeria, italiani in vacanza, stavano facendo un bel giro tra Laos, Cambogia e Thailandia.
Amo ascoltare le storie degli altri, delle persone che incontro lungo il mio cammino. E amo anche raccontare la mia di storia, per certi versi complessa e a volte difficile da comprendere.
Ciò che amo, in realtà, è semplicemente confrontarmi con chi nutre la mia stessa passione per il mondo, che sia per fare due chiacchiere riguardo ad una meta piuttosto che per cercare di cogliere più a fondo il significato che certe esperienze di viaggio assumono.

Quel giorno in compagnia è volato, esplorando grotte, facendo tubing, camminando per raggiungere villaggi abitati da minoranze etniche stanziate ai piedi dei picchi carsici che caratterizzano la zona, nonché remando per avanzare e superare le rapide del fiume su cui ci siamo avventurati in canoa.
Poiché non ne avevamo abbastanza, il giorno seguente, tutti insieme – tranne Cinthya che partiva per Luang Prabang – non ci siamo fatti mancare una bella biciclettata, per perderci nelle campagne attorno a Vang Vieng e godere al meglio dei suoi panorami.
Quella stessa sera anche Anne e Judith sono partite per Luang Prabang. Io, Valeria e Flavio, avremmo fatto lo stesso l’indomani mattina. Vera, invece, era diretta a sud e, senza farlo apposta, l’avrei incontrata un’altra volta poco prima di tornare a casa.
E proprio a Luang Prabang, poi, ho ritrovato parte del gruppo, nonché nuovi compagni di viaggio. In un primo momento ho rivisto Cinthya, con la quale ho fatto un bel giro della città e tanto shopping al mercato serale. Poi, a noi si sono unite nuovamente Anne e Judith, oltre a Daniela, Ignasi e Drew.
Tutti insieme abbiamo dunque organizzato la gita in tuc tuc alle meravigliose cascate di Kuang Si, che formano delle piscine naturali di un colore turchese intensissimo.
Peccato essere arrivati troppo presto e che a causa del freddo non abbiamo potuto fare il bagno. Ma io sono la solita, quella delle levatacce per evitare la folla!
E poi è arrivata anche l’ora della sveglia alle cinque del mattino per raggiungere gli altri sulla via principale e assistere alla questua dei monaci, perdersi tra la gente e ritrovarsi al mercato, giusto per restare inorriditi alla vista di qualche topolino (volendo usare un diminutivo che è alquanto inappropriato!) arrostito.
Non parliamo poi delle serate all’Utopia, con quella sua terrazza affacciata sul fiume, dove abbiamo bevuto mango shake e birra lao!
E poi gli assaggi di street food e le cene al famosissimo bouffet di Luang Prabang!

Ormai eravamo rimasti in tre quando abbiamo deciso di navigare sul Mekong e andare alle grotte di Pakou per ammirare tutti i Buddha che custodiscono…
Una volta tornati indietro il gruppo si è sciolto completamente e definitivamente. Ognuno infatti è andato per la sua strada, com’era giusto che fosse.
Io personalmente sono partita per il Vietnam, riappropriandomi dei miei tempi e dei miei spazi, a cui comunque non riesco e non voglio rinunciare quando sono in viaggio da sola, anche se molti non capiranno mai il perché…
Che sia solo perché riesco ad ascoltare più profondamente me stessa? Che sia perché non devo rendere conto a nessuno?
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