Credo che il Guatemala sia… UN-UNICO-GRANDE-MERCATO!
Non fraintendete le mie parole: amo i mercati e la loro vivacità e penso che almeno quelli locali rappresentino lo scorcio più autentico della vita quotidiana di un popolo. Consentono innanzitutto di scoprire il mondo della contrattazione, che ha regole tutte sue che cambiano al variare di latitudine e longitudine e che dunque non sono qualcosa di universale. Uno sguardo attento, inoltre, vi troverà oggetti di cui non ipotizzava nemmeno l’esistenza, tipici di un luogo ed espressione di una determinata identità culturale.

Ciò che intendo, dicendo che il Guatemala è UN-UNICO-GRANDE-MERCATO è che ovunque ed in qualsiasi momento c’è qualcuno che sta cercando di vendere qualcosa. Personalmente in questo ho visto un grande dinamismo, specchio a volte in frammenti della vita di tutti i giorni di un popolo, che vive di scambi, spesso e volentieri di piccole cose.
Sono certa che nella memoria di chi è stato in Guatemala è impressa, chiara e indelebile, l’immagine di una donna che trasporta un enorme cesto sul capo, cosi come quella di un uomo che sulla propria schiena ha caricato l’impensabile. Personalmente ricordo anche tutti coloro che lungo il tragitto tra Panajachel e Chichicastenango aspettavano un chicken bus o un pick-up o che molto semplicemente hanno allestito bancarelle di fortuna qua e là. Per me sono un po’ un simbolo dell’intensa routine guatemalteca.
Dovete sapere che la domenica ed il giovedì sulle montagne del Quiché c’è un grande fermento: tutti infatti vanno al mercato, quello di Chichicastenango appunto, il più grande del Paese. Quando scrivo tutti, mi riferisco a chi vive nei villaggi intorno alla città ma anche ai turisti che arrivano da ogni angolo del Paese a bordo dei cosiddetti shuttle ovvero dei minivan organizzati proprio per l’occasione.
Considerando quello che io chiamo MERCATO GUATEMALA, ha senso andare a Chichicastenango? E, soprattutto, quanto è vero il mercato che si tiene a Chichicastenango? Partendo dal Lago di Atitlan (di cui ho scritto qui), ci sono andata anche – ma non solo – per dare una risposta a queste domande che mi passavano per la testa da ben prima dell’inizio del mio viaggio in Centro America…
Sinceramente io un senso ce l’ho trovato. Ciò che si ha modo di scorgere nel immenso MERCATO GUATEMALA, lì appare in tutta la sua complessità: non solo stupiscono le dimensioni dell’area sulla quale si sviluppa, ma anche la varietà delle merci scambiate. Ecco, se già ci siete stati, ditemi come la pensate; nel caso in cui invece ancora doveste andarci fatemi sapere al vostro ritorno.
Devo ammettere, tuttavia, che ho avuto l’impressione che il mercato deve essere diverso rispetto a come era una volta, rispetto a quando non si vedeva nemmeno l’ombra di un turista: la differenza tra le bancarelle che vendono ai locali e quelle che si rivolgono a chi viene da fuori è infatti molto evidente. E’ come se a Chichicastenango fosse rimasta una parte genuina e al contempo ne fosse sorta un’altra, dove la merce in vendita, prodotta in una fabbrica, viene spacciata per artigianato e dove è d’obbligo trattare se si vuole acquistare a prezzi ragionevoli.
A Chichicastenango, comunque, ho deciso di non comprare nulla, se non due avocado da una vecchina. Ho ritenuto che fosse più opportuno che quanto avessi intenzione di spendere arrivasse nelle tasche dei membri di una cooperativa, che ancora producono a mano tutto ciò che vendono, come sembra accadere a San Juan, sul Lago di Atitlán (fra le righe ne ho parlato qui).
Ho pensato poi che c’è talmente tanta gente che va a Chichicastenango per fare acquisti… Effettivamente ho anche incontrato Thomas, un sessantenne che era sullo stesso minivan su cui ero io il giorno che ho attraversato il confine tra Messico e Guatemala: era con un portatore che per conto suo stava trasportando un enorme sacco di juta pieno di zaini, poncho e e quant’altro fosse utile a rifornire un intero negozio di abbigliamento etnico in Europa!


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