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Un viaggio in Marocco può rivelarsi davvero intenso, perché intensi sono i colori, gli odori, i sapori e qualsiasi esperienza si possa vivere in quell’angolo di Magreb. Sappiate però che tutta questa intensità non svanisce non appena si rimette piede sull’altra sponda del Mediterraneo: una volta a casa basterà infatti tornare con la mente a ciò che è stato, perché si ripresenti con la stessa veemenza.

Ecco, in questo post vi racconteremo il nostro Marocco… in 12 flashback! 

riad marrakesh

# Flashback n.1: Té alla menta e dolcetti al sesamo

Era una sera di inizio dicembre quella durante la quale siamo arrivati a Marrakesh ed eravamo ancora in taxi quando abbiamo iniziato a percepire un certo fermento, quello della gente che va e della gente che viene, tipico di ogni città marocchina.

Non eravamo mai stati in nord Africa e tanto meno in Marocco: ai nostri occhi tutto appariva dunque così nuovo e altro, talmente nuovo ed altro da intimorirci un po’.

La signora che gestisce il riad nel quale abbiamo trascorso le successive tre notti, puntualissima, si è presentata là dove avevamo stabilito, per condurci nel cuore della medina, tra vicoli che si facevano sempre più stretti e angusti.

Fin dal primo momento si è rivolta a noi in francese, dando per scontato che comprendessimo le sue parole e noi ne abbiamo approfittato per rispolverare una lingua che da anni non esercitavamo più. Abbiamo scambiato giusto qualche battuta e poi ci siamo incamminati, svelti, anche a causa della pioggia.

Solo una volta giunti alla porta del riad, alle nostre orecchie è arrivato un dolce <<Benvenuti!>>. E così, indicandoci la via con la mano, la signora ci ha finalmente fatti entrare. Ad attenderci un ottimo té alla menta, servito con una maestria incredibile oltre che da dolcetti al sesamo.

Non abbiamo mai amato particolarmente il té alla menta. Il tè alla menta marocchino però non lo avevamo ancora provato. Aggiungiamo solo che nei dieci giorni successivi non abbiamo più potuto farne a meno e se ci ripensiamo, adesso, avvertiamo ancora il suo profumo.

# Flashback n.2: l’incanto del riad

Quella sera, varcata la porta d’ingresso, ci siamo ritrovati in un contesto che sembrava lontanissimo da ciò che avevamo intravisto all’esterno.

Le luci nel cortile erano soffuse e lo erano altrettanto sulle balconate che vi si affacciano, ma la bellezza di quell’ambiente riuscivamo ad intravvederla tutta, fin nei minimi dettagli, dagli intagli alle decorazioni in stucco.

E noi eravamo lì, seduti in un salottino ricavato all’interno di una nicchia, comodi, tra colonne ed archi, avvolti da un silenzio che oso definire magico…

Nei giorni successivi abbiamo scoperto altri riad, ma il primo, quello di Marrakesh, rimane il nostro preferito e anche solo cercare di descriverlo, in questo momento, ci fa rivivere l’incanto che abbiamo vissuto!

# Flashback n.3: le tajine di Abdou e di sua mamma, con mandorle e albicocche essiccate 

Sempre la sera del nostro arrivo in Marocco, avevamo la necessità di trovare un posto dove cenare. Non volevamo tuttavia allontanarci troppo dal riad, poiché – lo ammettiamo! – avevamo paura di perderci nella medina e di non riuscire a tornare indietro.

Svolta a destra, svolta a sinistra, siamo sbucati su una via sulla quale si affacciavano botteghe e bancarelle. Ci siamo incamminati dunque proprio su quella via, fino a giungere ad una piazzetta, dove abbiamo finalmente trovato il ristorante di Abdou e di sua mamma.

Si trattava di un locale molto semplice, che si è rivelato perfetto per le nostre esigenze: abbiamo infatti potuto assaggiare la più genuina cucina locale, con un tocco casalingo.

Ci è stato servito l’immancabile cous cous e poi una tajine molto particolare, che non abbiamo avuto modo di provare in nessun altro posto in Marocco, con mandorle e albicocche essiccate che hanno dato alla carne un sapore dolciastro ma delizioso.

Tutte le sere, fino al giorno della nostra partenza, abbiamo continuato a cenare da Abdou, che alla fine ci ha salutati come vecchi amici!

# Flashback n.4: lo spettacolo unico ed inimitabile di Piazza Jemaa el-Fna

Eravamo davvero impazienti di vivere Piazza Jemaa el-Fna, chiamata dai marocchini anche La Grande Place. Ci siamo andati il giorno successivo al nostro arrivo, subito dopo colazione, e non riuscivamo più ad andare via, nonostante il nostro programma fosse abbastanza fitto.

Era presto, ma già c’era una certa folla: gente di tutti i tipi, dai venditori di souvenir alle donne che fanno tatuaggi al henné, agli artisti di strada, agli incantatori di serpenti e persino ai miseri padroni di povere scimmiette con tanto di pannolone, pronte – ahimè! – a mettersi in posa per una foto in cambio di qualche spicciolo.

E’ solo di sera però che la piazza ci ha offerto uno spettacolo unico ed indimenticabile, illuminata com’era da caratteristiche lanternine in metallo sparse ovunque.

Il nostro ricordo più vivo legato alla Grande Place è, tuttavia, di altra natura: si tratta di un inconfondibile vocio, frutto delle parole dei turisti che si mescolano a quelle dei locali, giunto alle nostre orecchie, forte, così forte che se chiudiamo gli occhi possiamo ancora sentirlo.

Piazza Jemaa el-fna

# Flashback n.5: la quieta medina sul mare di Essaouira

Dopo circa tre ore, in autobus, siamo finalmente arrivati ad Essaouira, una cittadina sorta sulla costa atlantica.

Ci sono apparse immediatamente le mura, che ancora racchiudono la medina anche se hanno perso la loro funzione difensiva.

Varcata una delle porte ci siamo ritrovati a passeggiare tra i vicoli e le viuzze per cui eravamo lì: penso alle case imbiancate a calce, alle botteghe, all’artigianato in esposizione, nonché a quella quiete che in Marocco ci è parsa una rarità.

E penso al mare, che si è mostrato non appena siamo saliti sui bastioni. Ha continuato a percuotere Essaouira anche quando siamo arrivati alla Skala du Port, dalla cui sommità si apre lo scorcio forse più bello della città.

Peccato che per noi sia stata solo una gita in giornata, perché è davvero fantastica e avrebbe meritato almeno un pernottamento!

# Flashback n.6: il viaggio in treno da Marrakesh a Meknes

Abbiamo lasciato Marrakesh con il primo treno del mattino. Circa sei ore ci separavano dalla nostra meta, che abbiamo raggiunto poco dopo l’ora di pranzo.

Prima le montagne, poi grandi città come Casablanca e Rabat, oltre a qualche villaggio, sorto lì nonostante l’aridità del territorio.

Solo poco prima di Meknes, dove saremmo scesi, il paesaggio si è fatto più verde: la terra infatti, di un colore caldissimo, accoglieva ulivi e bassi arbusti.

In alternativa avremmo potuto prendere un autobus notturno, ma ci saremmo persi tutto questo, ovvero tanti scorci di un Marocco che ancora non abbiamo vissuto, ma che sicuramente ci accoglierà in futuro.

# Flashback n.7: le possenti mura di Meknes

Scesi dal treno, abbiamo raggiunto piazza el-Hedim, che con il suo mercato rappresenta il cuore pulsante di Meknes.

A stupirci, non tanto la sua vivacità, che abbiamo apprezzato maggiormente in serata, ma soprattutto le possenti mura che in qualche modo la cingono.

Sì, le mura che cingono la medina e la città imperiale sono quel ricordo indelebile che questa tappa del viaggio ci ha lasciato!

essaouira marocco
meknes marocco

# Flashback n.8: i mosaici dell’antica città romana di Volubilis

Orfeo che incanta gli animali suonando la lira, Bacco su un carro trainato da pantere, Diana che fa il bagno… Tutto questo hanno visto i nostri occhi a Volubilis, mentre passeggiavamo tra le rovine di quella che un tempo era un’antica città romana!

E tutto questo torna alla nostra mente se ripensiamo a quel giorno! Le rovine, da sempre, hanno un certo fascino su di noi, ma in quel momento, ad affascinarci, soprattutto i mosaici, dai motivi più svariati, seppure sempre raffiguranti divinità romane e soggetti del mondo animale.

Dopo quasi due ore di visita, siamo tornati al parcheggio di corsa, con davvero tanta bellezza negli occhi… Il tassista, purtroppo, ci attendeva per riportarci a Volubilis!

# Flashback n.9: una fastidiosa insistenza, quella delle false guide di Moullay Idriss, ma non solo…

Non abbiamo fatto in tempo a scendere dall’aereo che già ci eravamo resi conto dell’insistenza dei tassisti, tutti indaffarati a cercare clienti.

Il giorno dopo a Marrakesh abbiamo sperimentato l’insistenza di chi voleva a tutti i costi venderci qualcosa, per strada ma non solo.

A Meknes ad essere insistenti erano i camerieri dei ristoranti, che volevano accomodarci proprio al loro tavolo.

A Chefchaouen, invece, c’era chi offriva fumo (e droghe di vario genere), incapace di moderare la propria insistenza anche con una giovane coppia appena sposata.

Solo ad Essaouira nessuno ha insistito, così come a Fes, forse perché era venerdì, che notoriamente è il giorno sacro per i fedeli di religione musulmana

Il festival dell’insistenza però l’abbiamo vissuto a Moullay Idriss, luogo di pellegrinaggio che prende il nome dal Santo più venerato del Paese, sepolto nel villaggio in un Mausoleo inaccessibile ai non musulmani.

Possibile che ad ogni angolo ci fosse qualcuno pronto a guidarci in cambio di qualche dirham? La nostra visita, a causa di questo diffuso atteggiamento è stata davvero poco piacevole!

Abbiamo capito immediatamente che sarebbe stato necessario essere molto assertivi nel dire <<No!>>. E così abbiamo fatto, scatenando – a volte – reazioni verbali non propriamente piacevoli.

Questo è l’unico flashback che vorremmo cancellare del nostro viaggio in Marocco!

mosaici volubilis
mullayidriss marocco

#Flashback n.10: un po’ di shopping e contrattazione nel dedalo di Fes

Il primo giorno trascorso a Fes era venerdì, quindi molte botteghe osservavano il giorno di chiusura ed il nostro proposito di fare un po’ di shopping non ha avuto buon esito. Ci attendeva tuttavia un’altra giornata in città.

In realtà non potevamo comprare chissaché, considerato che stavamo viaggiando solo con bagaglio a mano. Dopo dieci giorni però sapevamo bene che cosa ci sarebbe piaciuto portare a casa.

Fin da subito abbiamo puntato uno zainetto in cuoio da riempire con una coperta fatta al telaio, una piccola tajine e un paio di vasetti in ceramica finemente decorati da mettere in giardino…

E alla fine questo abbiamo preso, divertendoci un mondo a cercare ciò che più ci piaceva e quindi a contrattare con il commerciante di turno! Cosa avremmo comprato se avessimo avuto altre valige? Ehm, l’impensabile… Forse un tappeto?

Ma… quanto puzza (ancora) il mio zainetto di cuoio? Al momento è in garage a prendere aria e chissà per quanto ci dovrà rimanere! Quando siamo passati dalle concerie ci hanno detto che le pelli vengono immerse per un po’ negli escrementi di piccione!

Di Fes e del suo dedalo di viuzze abbiamo un ricordo piuttosto concreto, che si manifesta ogni volta che entriamo in garage… Ecco, è un odore! Immaginate quale!

#Flashback n.11: il blu della favolosa Chefchoaouen

Sì, eravamo proprio a Chefchaouen, la città blu, e con i nostri occhi abbiamo potuto vedere che ogni palazzo, ogni casa, è veramente ed incredibilmente blu, seppure di tonalità tutte sue!

Abbiamo vagato senza meta tra i vicoli della città per un intero pomeriggio e per un’intera mattinata ed è stato semplicemente favoloso, nel senso letterale del termine!

Solo all’ora del tramonto, durante il nostro primo giorno in città, abbiamo lasciato la medina, per incamminarci su un breve sentiero ed osservare la città da una posizione privilegiata.

E’ così che ci sono apparse tante casette, tutte blu ovviamente, lì sul fianco della collina, sovrastate da antiche mura e baciate dal sole che stava appunto per nascondersi dietro l’orizzonte!

#Flashback n.12: una fantastica colazione marocchina

E’ a Chefchaouen che ci è stata servita la colazione più ricca di tutto il viaggio! Ovviamente io ho mangiato tutto, mentre Gianluca mi guardava perplesso, chiedendosi come facessi! Potevo lasciarmi sfuggire l’occasione di assaggiare degli ottimi prodotti locali?

Da bere té alla menta, succo d’arancia e latte che credo fosse di capra ma che certamente non era di mucca. Da mangiare baguette, croissantes e omelette marocchina con marmellate, miele e persino un formaggio locale molto simile alla nostra ricotta, per non parlare delle olive.

chefchaouen città blu marocco
fes marocco

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8 Replies to “Il nostro viaggio in Marocco in 12 flashback…”

  1. Considerando che il Marocco è una meta che punto da tempo mi è piaciuta molto l’impostazione dell’articolo organizzato in flash black…

  2. Con questo articolo sono tornata in Marocco: i suoi colori, i suoi paesaggi e i suoi profumi sono unici! Che buono il tè alla menta, lo bevevo sempre, 2/3 volte al giorno. Anche noi abbiamo apprezzato tantissimo le colazioni tipiche: deliziose! Purtroppo invece a Volubilis non siamo potuti andare a causa dei problemi intestinali che mi hanno colpito dopo qualche giorno arrivati li. Che peccato! Ma ci torneremo 😉

    1. Mi fa piacere che con il mio articolo tu sia tornata lì Martina, anche se solo con la fantasia! Anche io voglio tornare in Marocco, soprattutto per scoprire il suo deserto!

  3. Ho fatto un paio di viaggi in Marocco, dal mare al deserto e in giro per le città imperiali. Ne sono sempre rimasta incantata. Amo lo spirito un po’ africano e un po’ arabo della sua gente, i colori e i profumi (un po’ meno a Fès…). Bellissimo.

    1. Io in Marocco devo senz’altro tornare…Per me è stato un po’ un assaggio! Ahahah… Di Fes ricordo bene l’odore delle concerie!

  4. Mi piacerebbe visitare presto il Marocco! Con i tuoi racconti mi hai fatto venire proprio voglia di prenotare un bel viaggio! Adoro conoscere culture diverse e lontane!

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”In un’epoca in cui viaggiare è prerogativa di molti, credo che sia ancora possibile percorrere vie sconosciute, rendendole solo nostre: sono convinta infatti che oggi le grandi esplorazioni debbano essere anche e soprattutto interiori.”