Quando ho detto a Gianluca che il giorno dopo sarei andata a Dzibilchaltun, ho dovuto fare lo spelling della parola almeno un paio di volte. Non credo ci fossero interferenze, né che la connessione fosse particolarmente lenta, ma è stato difficile far comprendere ciò che stavo dicendo. Io stessa quando ho sentito per la prima volta <<Dzi – bil – chal – tun!>> ho detto <<Eh?>> ed ho dovuto ripetere parecchie volte. Effettivamente però se volevo andarci, dovevo imparare a pronunciare… Va beh, lasciamo perdere!
Giunto il momento, fortunatamente sono riuscita a farmi capire. Il collectivo infatti, dopo poco più di mezz’ora e mille fermate, è arrivato a Dzibilchaltun. Prima di scendere, tuttavia, l’autista mi ha spiegato che l’ultimo pezzo di strada, fino alle rovine, dovevo farlo in moto-taxi ovvero una moto che al posto della ruota anteriore aveva una sorta di cassapanca appoggiata su ben due ruote.

Al di là di tutto questo è importante sapere che a Dzibilchaltun, che si trova a soli 17km dalla città yucateca di Merida (di cui puoi leggere qualcosa qui), è possibile visitare le rovine di un centro amministrativo e cerimoniale maya le cui fondamenta sono state gettate già intorno al 1500 a.C. e che da quell’epoca non è mai più stato abbandonato fino all’arrivo dei conquistadores spagnoli.
Numerose sono le strutture che oggi riescono a dare un’idea – seppur vaga – di cosa abbia rappresentato la città in passato: durante il periodi di massimo splendore è infatti arrivata ad estendersi per ben 15 chilometri quadrati, sui quali rimangono resti di oltre 8000 edifici, ad oggi solo parzialmente riportati alla luce e studiati.
Il complesso di maggior rilievo è senz’altro il Templo de las Munecas, che prende il proprio nome da sette bambole rituali trovate al suo interno durante scavi condotti negli anni sessanta. Il tempio presenta però anche un’altra particolarità: pare infatti che il giorno degli equinozi i raggi del sole ne attraversino porte e finestre, creando uno straordinario effetto di luce.

Gli edifici più imponenti sono a circa un chilometro, disposti intorno a Plaza Central, vale a dire quello che era il cuore dell’antico insediamento; tra questi vale la pena soffermarsi in modo particolare sulla piramide che all’interno nasconde un meraviglioso bassorilievo. E’ conservata inoltre anche quella che un tempo doveva essere una zona residenziale, dove si possono osservare antiche abitazioni.
A Dzibilchaltun non manca poi nemmeno un museo, che evidenzia la storia del sito archeologico e più in generale della regione. Nelle diverse sale sono esposti reperti che secondo me rappresentano un’efficace chiave di lettura di molti aspetti dell’interessante e complessa cultura dei maya.
Da non perdere poi il Cenote Xlacah che, come le altre profonde voragini dalle acque cristalline presenti nella penisola dello Yucatan, era considerato sacro dalla popolazione che abitava l’area, tanto che sul suo fondale sono stati ritrovati oggetti cerimoniali attualmente conservati nel museo.

Giusto due informazioni di carattere pratico per organizzare la visita
> Dzibilchaltun è facilmente raggiungibile in collectivo, 30 minuti, 14 pesos a/r. Per arrivare al sito archeologico è poi necessaria una corsa in moto-taxi, 20 pesos a/r; è fondamentale chiedere all’autista di tornare ad una certa ora, altrimenti bisogna muoversi a piedi o in taxi .
> Per accedere al sito archeologico e al cenote si deve acquistare un biglietto, 130 pesos.
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