L’Isola di Muuido era proprio ciò che cercavo dopo tanto girovagare sulle strade delle metropoli giapponesi prima e su quelle di Seoul poi. Amo quel via vai continuo dei grandi centri dell’Estremo Oriente, quel brusio incessante che li caratterizza e tutto ciò che mi impedisce di dire che sono puro caos, spingendomi invece a notare la loro estrema vivacità. So che quello che sto per dire può apparire insensato, ma quelli spazi urbani – in sé e per sé davvero sconfinati – ad un certo punto del mio viaggio iniziavano davvero a starmi stretti.
Ciò che mi mancava era la natura, la natura con la enne maiuscola, quella che mi fa perdere la cognizione dello spazio e del tempo, ma che allo stesso modo mi permette di ritrovare me stessa, sempre e ovunque io ne senta la necessità.

Non che nelle città giapponesi e coreane io non mi sia imbattuta in aree verdi in cui rifugiarmi, dopo aver camminato tanto o anche solo per uno spuntino a metà giornata. Ciò di cui avevo bisogno in quel momento, tuttavia, non potevo trovarlo a Seoul, così come non l’ho trovato a Tokyo, che avevo lasciato solo qualche giorno prima.
Vi è mai capitato di passeggiare sulla spiaggia, di guardare l’orizzonte e di riuscire a vedere al di là delle mille isolette che lo delimitano, fino ad arrivare a scorgere parte della vostra interiorità?Ciò che vi chiedo è se vi è mai capitato di riuscire a cogliere voi stessi, il vostro io, l’io di quel momento, cogliendo la mutevolezza del paesaggio, osservando, ascoltando, sentendo.
Muuido ha avuto questo effetto su di me e credo che sia tutto merito di quella natura cui già ho accennato e che ho trovato anche altrove. Si tratta di quella natura che pare non avere confini e non porre confini tra me ed il mondo.
La marea, bassa al mio arrivo su Hanagae Beach, ha fatto si che io vedessi l’isola spoglia, senza quel velo d’acqua che la copre, almeno in parte, almeno per qualche ora ogni giorno. Solo qualche pozzanghera sulla battigia. E poi una distesa infinità di granelli di sabbia dorati. Granchi, molluschi, conchiglie, lì, allo scoperto, anche loro.
Nel pomeriggio, sul sentiero che porta in cima al Horyonggoksan, si è però offerto al mio sguardo il carattere frastagliato della costa dell’isola: insenature, piccole penisole e qualche spiaggetta, ormai lambite da un mare blu, blu profondo. Più salivo, più il panorama mi toglieva il fiato e più riuscivo vedevo dentro me stessa.

Solo il giorno precedente, a Seoul, per caso, ero giunta al monastero di Jogye-sa. Sono entrata ed una signora mi ha accolta, chiedendomi se fossi interessata ad una delle diverse attività che propongono agli stranieri, dal cosiddetto Templestay Program a sessioni di meditazione zen. Le ho risposto – ed era la verità – che la cosa mi interessava, ma che non avevo abbastanza tempo, perché a breve avrei lasciato Seoul.
E così che abbiamo iniziato a parlare, molto liberamente. Di quella conversazione ricordo in particolare una domanda ed un’affermazione: ”Quando avete qualche problema, una qualche preoccupazione, voi, in occidente, cosa fate?”. Io le ho risposto che pensiamo, riflettiamo. Lei subito dopo mi ha detto che loro invece ”cercano di sgomberare la mente”.
Una volta in cima al monte, su quell’isola, credo di aver abbandonato qualsiasi pensiero, qualsiasi tentativo di riflessione. In realtà è quello che ho sempre fatto in luoghi come quello in cui mi trovavo, ma non ne ero consapevole. Ecco, Muuido era il luogo giusto per assimilare – diciamo così – qualche momento di malinconia, che a volte mi prende nel bel mezzo delle magnifiche esperienze di viaggio che sto vivendo.
Arrivata l’ora di salire su uno degli ultimi traghetti diretti verso la terra ferma, avrei davvero voluto restare di più. Ero incuriosita dalla vita su quell’isola. Guardavo quelle signore che vendevano strani molluschi, bolliti, ancora nelle loro conchiglie. Guardavo chi faceva volare un aquilone. E chi pescava, comodo, su una sedia in riva al mare.
Solamente da quelle casette, quelle piccole casette in legno, colorate, lì sulla spiaggia, non riuscivo però a togliere gli occhi: sarebbero state perfette per una notte, per osservare le stelle, ascoltando la natura, quella natura che mi aiuta a ritrovare me stessa.
Me ne sono andata però, conservando tra i miei ricordi – come in una bottiglietta di vetro dal tappo in sughero – quel odore, penetrante e inconfondibile, che emanano forte le alghe dell’Isola di Muuido. Ero consapevole del fatto che se fossi rimasta, il giorno seguente mi sarei rimessa in viaggio per tornare a casa, da Gianluca, perché ci sono cose – come guardare un cielo stellato – che non riesco a fare da sola.

Giusto qualche informazione di carattere pratico:
⇒ Muuido si presta come escursione in giornata da Seoul (di cui ho scritto qui). Aggiungo, tuttavia, che potreste tranquillamente trascorrervi due giorni senza annoiarvi!
⇒ Raggiungere Muuido può apparire complesso, ma in realtà non lo è affatto:
1) da Seoul raggiungete l’aeroporto di Incheon, salendo al terzo piano;
2) uscite dunque in corrispondenza della pensilina n.7, dove si ferma il bus n.222 che vi condurrà al porto;
3) Una volta al porto, in coincidenza, troverete un traghetto che fa la spola tra la terra ferma e l’isola.
⇒ Messo piede sull’isola troverete un minibus che potrà condurvi in diversi posti, tra cui Hanagae Beach, dove tra l’altro inizia il sentiero di 2,5km che conduce in cima al Horyonggoksan.
⇒ Tempistiche. Il tempo di percorrenza da Seoul all’aeroporto di Incheon varia: ci sono infatti treni (della metropolitana) più o meno veloci; chiaramente la velocità incide sul prezzo. In ogni caso, considerate circa un’oretta. Il bus n.222 invece ci impiega circa 20 minuti dall’aeroporto di Incheon al porto da cui parte il traghetto diretto a Muuido. Infine, mettete in conto 10 minuti per la traversata.
⇒ Prezzo. Come già detto, il costo del biglietto Seoul – Incheon Airport varia in base al tipo di treno. Il biglietto del bus costa 1250 Won, mentre quello del traghetto (a/r) 3000W .
⇒ Ci tengo infine a sottolineare che io a Muuido ci sono andata ad ottobre e forse per questa ragione ho trovato pochissima gente. Non so quindi quanto l’isola possa essere affollata nei mesi estivi.
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Non ho mai fatto un viaggio lungo come il tuo, ma anch'io a volte vengo presa da questi attacchi di malinconia o irrequietezza dell'anima… L'unica cosa è prendersi un attimo di tempo per espandere la mente. In ogni caso, sembra molto bella Muuido!!
Diciamo che la mia malinconia, in quel momento, ma direi in generale quando viaggio, è conseguenza del mio essere sola dall'altra parte del mondo, lontana dal mio compagno, che non sempre può seguirmi e soprattutto non può farlo per periodi lunghi… Comunque, sì, Muuido è molto bella! 😉