Quando abbiamo visto la scritta Yellowstone National Park non ci potevamo credere! Geyser, caldere, fumarole, terrazze di travertino, vulcani che eruttano fango, un canyon, due bellissime cascate e innumerevoli animali, a due passi da noi, tutti in un unico grande parco che si estende sulla superficie di ben quattro Stati americani, anche se per lo più nel Wyoming!
Sapevamo fin dal principio che non potevamo perdercelo, che dovevamo raggiungere Yellowstone e trascorrerci almeno quattro giorni per godere appieno delle meraviglie che cela. Quattro giorni all’interno di un itinerario di poco più di un mese sono tanti, soprattutto considerando che era nostra intenzione attraversare gli USA muovendoci da costa a costa e di non farci mancare nemmeno un bel giro in California,
<<Li merita tutti!>>, continuavamo a ripeterci mentre delineavamo il nostro itinerario con mille cartine sparse per casa. E oggi non ci stanchiamo di dire che davvero merita più tempo possibile e che quattro giorni sono il minimo indispensabile. Volete sapere come abbiamo organizzato la nostra visita a Yellowstone? Ve lo raccontiamo proprio in questo post!

Giorno 1
Il primo giorno, provenendo da Cody (di cui ho scritto qui), ci siamo dedicati alla parte settentrionale del parco ed in particolare alla Lamar Valley e alle Mammoth Hot Springs.
Dopo circa due ore di guida siamo giunti all’entrata nord-orientale, ovvero quella che dà accesso alla Lamar Valley, dove speravamo di avvistare qualche animale.
Considerata quella che sarebbe stata la nostra prima meta ed il nostro obiettivo, siamo partiti molto presto, poiché sembra che d’estate soprattutto alcune specie siano più attive all’alba e al tramonto per via delle temperature più miti.
E nella Lamar Valley abbiamo visto bisonti (due hanno persino bloccato il traffico stradale, passando a meno di 30cm dalla nostra macchina!!!), antilocapre e persino un orso nero con il suo piccolo, sebbene quest’ultimo non proprio da vicino.
Molto lentamente ci siamo quindi mossi verso le Mammoth Hot Springs, delle spettacolari sorgenti termali che sgorgano su terrazze di travertino in costante trasformazione grazie all’azione dell’acqua e di organismi termofili, che in realtà sono responsabili della mutevolezza del paesaggio un po’ in tutta l’area del parco nazionale.
Una volta lì, in un primo momento abbiamo percorso a piedi le passerelle che conducono attraverso le Lower Terraces, per poi tornare a muoverci in macchina sulla cosiddetta Upper Terraces Drive. Inutile dire che siamo rimasti senza parole!
Nel tardo pomeriggio siamo usciti dal parco, dall’entrata settentrionale, che dista circa un quarto d’ora da Gardiner, dove abbiamo trascorso la notte.


Giorno 2
Il secondo giorno, invece, ci siamo diretti al Grand Canyon di Yellowstone e poi verso la Hayden Valley, facendo tappa anche al Mud Vulcano e al Sulphur Caldron, prima di raggiungere le sponde del Lago di Yellowstone.
Ci abbiamo messo circa un’ora e mezza dalla nostra sistemazione a Gardiner fino al Grand Canyon di Yellowstone, dove l’omonimo fiume fa un salto dalle Upper Falls e dalle Lower Falls prima di gettarsi tra le pareti a strapiombo.
Abbiamo subito raggiunto la North Rim Drive, fermandoci lungo il percorso per osservare il Canyon da tre punti panoramici: il Brink of Lower Falls, il Lookout Point ed il Grand View; purtroppo il Brink of Upper Falls era chiuso, così come Inspiration Point.
E’ poi arrivato il momento del South Rim. Dopo aver parcheggiato, ci siamo portati all’Upper Falls View Point, abbiamo percorso l’Uncle Tom’s Trail – il sentiero costituito da 300 gradini che ci ha condotto nel cuore del canyon, facendoci scendere di 150m, proprio di fronte alle Lower Falls sfiorate da un magnifico arcobaleno – ed abbiamo quindi raggiunto Artist Point.
Dopo pranzo abbiamo attraversato la Hyden Valley, avvistando alci, cervi, scoiattoli e persino un coyote!
Prima di dirigerci sulla sponda settentrionale del Lago di Yellowstone per un po’ di relax, ci siamo fermati al Sulphur Caldron e al Mud Vulcano.
La prima – il cui nome deriva dalla ingente quantità di solfuro nelle sue acque – rappresenta una delle sorgenti termali più acide dell’intero parco.
Il mud vulcano, invece, è un vero è proprio vulcano che erutta fango; attorno ad esso, percorrendo una passerella lunga circa un chilometro, abbiamo potuto osservare altri sorprendenti fenomeni naturali.
Incredibile l’odore che si avverte a causa del solfuro (in realtà un po’ ovunque nel parco nazionale, soprattutto là dove si concentrano geyser, caldere, fumarole e vulcani!) e anche i bisonti che sembrano proprio amare il calore.
Al calar del sole siamo nuovamente usciti dal parco, andando verso ovest però, per trascorrere la notte a West Yellowstone. Abbiamo guidato quasi due ore per raggiungere la località, che poi si è rivelata comoda per la visita delle attrazioni in programma nei due giorni successivi.


Giorno 3
Il penultimo giorno ci siamo concentrati sulla parte sud-occidentale del parco, ovvero quella più ricca di fenomeni geotermici.
Abbiamo iniziato dal cosiddetto Norris Geyser Basin, raggiunto guidando per una buona oretta. Questo bacino presenta due brevi e facili percorsi: li abbiamo fatti entrambi, addentrandoci così sia nel Porcelain Basin che nel Back Basin.
Vi sono poi altri tre bacini in cui è possibile osservare geyser, caldere, fumarole e vulcani, impressionanti per molti aspetti, non ultimi quelli cromatici e olfattivi: partendo dal Norris Geyser Basin, abbiamo incontrato il Lower Geyser Basin, il Midway Geyser Basin e l’Upper Geyser Basin.
Sulla strada per il Lower Geyser Basin ci siamo fermati al Artists Paintpot ed al Monument Geyser Basin.
Abbiamo quindi proseguito fino al Lower Geyser Basin, esplorato muovendoci su una comoda passerella. Una sosta qui è imperdibile, poiché sembra che ogni tipo di fenomeno geotermico sia rappresentato!
Abbiamo quindi imboccato, poco più avanti, la Firehole Lake Drive, un percorso di 3km che si affaccia su altri geyser, ma anche su laghi caldi e persino su una cascata bollente.
Proseguendo, ci siamo ritrovati nel Midway Geyser Basin, noto soprattutto per la Grand Prismatic Spring, la più grande sorgente termale del parco che grazie ai suoi colori ci ha lasciati letteralmente senza parole.
Non ci siamo persi quindi il Biscuit Basin e il Black Sand Basin.
Siamo dunque arrivati al Upper Geyser Basin, l’area con la maggiore concentrazione di geyser al mondo, dove abbiamo potuto assistere allo spettacolo della Old Faithful, la cui eruzione di acqua bollente avviene (indicativamente) ogni 90 minuti e dura da 1,5 a 5 minuti. Che dire? Emozionante!


Giorno 4
L’ultimo giorno ci siamo fermati al West Thumb Geyser Basin, che ha la particolarità di affacciarsi sul Lago di Yellowstone. Abbiamo visitato anche quest’area percorrendo una comoda passerella circolare che si estende per poco più di un chilometro.
Poi, purtroppo, è arrivata l’ora di lasciare il parco e di proseguire verso il Grand Teton!
Informazione importanti riguardo agli alloggi!!!
Se state pensando di andare a Yellowstone nel periodo estivo, prenotate con largo anticipo le sistemazioni per la notte, soprattutto se intendete dormire nel parco. Noi abbiamo sempre dormito fuori, sia perché già diversi mesi prima del viaggio non abbiamo trovato strutture disponibili sia perché volevamo contenere i costi, che all’interno ci sono sembrati abbastanza alti.
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