La Thailandia non è solo Bangkok, templi meravigliosi e spiagge paradisiache. Ne ero a conoscenza già prima di partire, ma solo una volta arrivata a Kanchanaburi me ne sono davvero resa conto. La località infatti, che si trova nella parte centro-occidentale del paese, è un libro aperto che racconta un terribile e forse poco conosciuto capitolo della Seconda Guerra Mondiale.
Di seguito vi parlerò proprio di questo ovvero dell’occupazione giapponese e della costruzione di una ferrovia che ha fatto decine di migliaia di vittime, del Death Railway Bridge e di altri luoghi che ricordano quanto è accaduto, in città e fuori città.

Cenni alla storia più recente
Prima di visitare Kanchanaburi, credo sia fondamentale conoscerne la storia più recente. Sapevate che la Thailandia nel 1941 subì un’invasione da parte del Giappone?
Ecco, all’epoca quest’ultimo era un vero e proprio impero con grandi mire espansionistiche, tra l’altro alleato della Germania nella Seconda Guerra Mondiale.
Lo scopo dei nipponici era quello di aver uno sbocco sul mare, per conquistare la Birmania, a quel tempo colonia del Regno Unito.
La resa avvenne praticamente lo stesso giorno dell’attacco, anche a causa delle relazioni che i due paesi avevano intrattenuto in precedenza.
Nel 1940, durante quella che viene definita guerra franco-thailandese, i giapponesi avevano infatti sostenuto la Thailandia, che ha così potuto riannettere territori che la Francia le aveva strappato già alla fine del XIX secolo.
Proprio in virtù del suo appoggio, Tokyo che probabilmente aveva già calcolato ogni mossa, riuscì poi ad imporsi, solo pochi mesi più tardi.
Come vi ho già detto, al Giappone serviva un accesso al mare per poter prendere la Birmania. In questo senso la Thailandia era fondamentale per approvvigionare le sue truppe.
Mancavano tuttavia delle infrastrutture che rendessero agevoli i rifornimenti. E così che, una volta di stanza, i giapponesi diedero il via alla costruzione di una ferrovia che collegasse i due paesi. Nel 1942 iniziarono dunque i lavori volti ad unire la stazione thailandese di Ban Pong con quella birmana di Thanbyuzayat.
Per realizzare l’opera sarebbero stati necessari cinque anni, considerando la natura montuosa del territorio. Alla fine però fu realizzata in soli 16 mesi, essenzialmente con il lavoro dei prigionieri di guerra degli eserciti alleati e di civili provenienti da diversi paesi asiatici appositamente deportati.
Il lavoro fu svolto in condizioni disumane e finirono per morire quasi 100.000 persone. Le razioni di cibo erano infatti misere e presto i corpi indeboliti di quelli che di fatto erano schiavi furono colpiti dalle più svariate malattie. Per non parlare della violenza e della brutalità dei soldati giapponesi.
Potete facilmente intuire a questo punto perché si parla di Death Railway ovvero di Ferrovia della morte. Oggi se ne sente parlare così poco, nonostante i racconti di chi è sopravvissuto, come Pierre Boulle, che ha persino scritto un libro, The bridge over the river Kwai...
Nel 1945, al termine della guerra, i britannici preso il controllo della linea sul lato birmano e ne distrussero una parte per paura che un gruppo separatista lo usasse a proprio vantaggio.
Sul lato thailandese invece il controllo fu preso dalle ferrovie di stato, che continuano ad operare treni su ben 130km del tracciato di allora. Di quel tracciato fa parte anche la stazione di Kanchanaburi e appunto il ponte sul fiume Kwai.
Cosa fare e cosa vedere a Kanchanaburi – La città
Una volta arrivata a Kanchanaburi da Ayutthaya ne ho approfittato per rilassarmi sul fiume Kwai. Il bungalow che avevo prenotato per le successive tre notti dava infatti proprio su di esso, che scorreva verde e placido.
Lì ho poi anche atteso che il sole scendesse oltre l’orizzonte, tingendo quel corso d’acqua di rosso. Quel colore, a dire la verità, mi è parso un po’ presagio di ciò che avrei visto il giorno successivo e un po’ rievocazione dei fatti cui ho appena accennato.
E così l’indomani mi sono ritrovata di fronte al cosiddetto Death Railway Bridge, il ponte costruito per unire le due rive del fiume Kwai, parte integrante della ferrovia della morte.
In realtà sapevo che quello costruito durante la guerra è andato quasi completamente distrutto nel 1945 ovvero solo venti mesi dal termine dei lavori, in seguito ai bombardamenti degli Alleati. Devo ammettere però che mi ha comunque fatto una certa impressione, perché è il simbolo degli orrori perpetrati.
Forse ha inciso anche il fatto che ho potuto camminarci sopra, con le mie gambe, ed attendere l’arrivo di uno dei treni che quotidianamente continuano ad attraversarlo.
Sono poi stata all’Allied War Cemetery, in altre parole il cimitero di guerra dove sono sepolti 6982 soldati per lo più britannici, australiani e neozelandesi. Questi, tra l’altro rappresentano solo una piccola parte di coloro che hanno perso la vita costruendo quella linea ferroviaria. Gli altri per lo più non hanno mai ricevuto una sepoltura.
Entrando, per un momento, ho avuto la sensazione di essere altrove. Un cimitero così, in Asia, non l’avevo mai visto. Con tutte quelle lapidi, ordinate, una accanto all’altra, con tutti quei nomi che in un secondo mi hanno portata lontano, in altri continenti.
Oltre a me non c’era praticamente nessuno, ma posso immaginare che qualcuno, qualche volta, giunga. Magari per portare un fiore ad un parente perso ormai tanto tempo fa.
Ecco cosa ho avuto modo di fare e di vedere a Kanchanaburi…
Cosa fare e cosa vedere a Kanchanaburi – I dintorni
Per comprendere come sono andate le cose durante l’occupazione giapponese della Thailandia e conoscere le condizioni in cui viveva chi ha costruito la ferrovia è imprescindibile una visita al Hellfire Pass Memorial Museum.
A questo proposito ci tengo a sottolineare che è davvero molto esaustivo e che l’audio guida, tra l’altro gratuita come l’ingresso, è un supporto indispensabile. Mette infatti i visitatori letteralmente di fronte alle parole dei prigionieri, che sono talmente crude da lasciare senza parole.
E poi è d’obbligo uscire e spingersi fino al cosiddetto Hellfire Pass Memorial. Ecco, si tratta del punto in cui è stato più difficile realizzare il tracciato…
Sembra infatti che per tre mesi cinquecento prigionieri alla volta abbiano lavorato su turni di 16/18 ore per riuscire ad avere la meglio sulla montagna, anche di notte quando si accendevano dei fuochi per fare luce, creando una situazione che doveva essere – appunto – infernale.
Forse è inutile che vi dica dell’impatto emotivo che un luogo del genere può avere, perché penso che possiate immaginarlo. Vero?
Devo però dirvi che all’Hellfire Pass, si capisce veramente cosa deve aver significato trovarsi lì a scavare senza sosta, avendo tra le mani solo un piccone e sentendo sulla propria pelle il caldo e l’umidità della Thailandia.
Ho raggiunto i luoghi di cui vi ho appena parlato con un minivan, partecipando ad una gita, ma sono poi tornata a Kanchanaburi in treno, percorrendo per una buona mezz’ora la ferrovia della morte, come tanti altri viaggiatori che tutti i giorni decidono di apprezzare un po’ del proprio tempo per comprendere ciò che è stato e ricordare. O almeno questo è stato il senso che io ho dato alla mia visita a Kanchanaburi ed in particolare a questo luogo.



Come arrivare a Kanchanaburi e muoversi una volta in loco
Personalmente sono arrivata a Kanchanaburi da Ayutthaya in circa tre ore, a bordo di un minivan del quale sui vari siti internet che indicano gli orari dei mezzi del trasporto pubblico in Thailandia non c’è traccia.
Ho acquistato il biglietto dalla signora che gestisce la guest house in cui alloggiavo, per l’equivalente di pochi euro. Nel caso siate interessati a questa tratta, ricordate che è il modo più semplice per spostarsi ovvero l’unico senza cambi.
Per completezza aggiungo che è facilissimo muoversi anche da / verso Bangkok. In autobus io ci ho impiegato circa tre ore fino alla stazione di Mo Chit, dalla quale transita in entrambe le direzioni praticamente un mezzo ogni ora. Lo stesso vale anche per il Southern Bus Terminal. Il biglietto costa circa 4 Euro.
In alternativa, sempre da/verso Bangkok, ci si può spostare in treno, in circa tre ore, acquistando un biglietto di circa 3 Euro; la stazione di riferimento nella capitale è quella di Thonburi.
A Kanchanaburi potete muovervi a piedi, perché si tratta davvero di una piccola realtà. Eventualmente potete noleggiare una bicicletta per raggiungere il Death Railway Bridge, che dista un paio di chilometri dal centro.
Come vi ho già detto ho visitato i siti fuori città partecipando ad una gita in minivan + treno. Per questa ho speso l’equivalente di 20Euro, compresa la guida ed il pranzo.
Dove dormire a Khanchanaburi: hotel / guest house / ostelli
Che scegliate un hotel, una guest house o un ostello per il vostro soggiorno a Kanchanaburi poco importa, secondo me però è fondamentale che alloggiate in una struttura affacciata sul fiume, dove potrete trascorrere qualche ora rilassandovi.
In ogni caso, la località mi è sembrata piuttosto economica, tanto che presso la VN Guest House ho speso complessivamente 31 Euro per tre notti ed ho dormito in un bel bungalow praticamente sull’acqua.
Il post ti è stato utile? Ti è sembrato interessante? Perché non metti mi piace sulla pagina facebook di My way, around the world?
Finalmente ora ho capito a cosa si riferiva il famoso titolo "Il ponte sul fiume Kwai"! Grazie! 🙂 Una vicenda molto interessante e poco conosciuta. La Thailandia non mi ha mai ispirato troppo come destinazione, ma se mai dovessi andarci spero di riuscire a visitare questa zona!
Vero Lucy, è una vicenda poco conosciuta, soprattutto in Italia… Prima di andarci pensavo che la Thailandia fosse il meno interessante dei Paesi del Sud Est Asiatico, invece ho dovuto ricredermi! In ogni caso, Kanchanaburi è vicina a Bangkok, dove generalmente si atterra ed è facile da raggiungere… 😉