Da tempo sognavo Ko Lipe, una piccola isola thailandese che si trova nel Mare delle Andamane. L’ho sognata talmente tanto che di questo mio secondo lungo viaggio nel Sud Est Asiatico – che durerà cinquanta giorni, trentaquattro dei quali in Thailandia e sedici in Myanmar – non poteva che essere la prima tappa. Non è difficile immaginare cosa mi aspettassi: mare cristallino, sabbia bianca e più fine dello zucchero a velo, palme e tanto tanto sole; per farla breve, un’isola dallo spiccato gusto esotico. Ebbene, sono arrivata che pioveva! Ma andiamo con calma… Vi racconto tutto nel dettaglio, della traversata per arrivarci e pure del giorno successivo!

Dopo un paio d’ore d’attesa all’aeroporto di Krabi, ho finalmente sentito una voce gridare: <<Ko Lipe! Ko Lipe! Ko Lipeeee!>>. Era l’autista del minivan che mi avrebbe portata al porto di Trang: mi ha accolta con il più classico sorriso thai, indicandomi di seguirlo e quindi di accomodarmi sul sedile di fianco al suo, poiché tutti gli altri posti erano già occupati. Siamo partiti dunque, con un cielo grigio che più grigio non si può e che non lasciava presagire nulla di buono.
Ero in piedi da quasi ventiquattro ore e così, senza neanche accorgermene, mi sono appisolata, per poi svegliarmi mezz’ora dopo, nel bel mezzo di una strada che ormai aveva più l’aspetto di un fiume. Pioveva, pioveva come se non dovesse mai più smettere. Non ero affatto preoccupata però: ho pensato che da quelle parti dovevano essere abituati e che durante la stagione delle piogge doveva essere anche peggio! Mi sono quindi concentrata sul paesaggio, un paesaggio che mi mancava; ai lati della strada la vegetazione tropicale si presentava piuttosto fitta, intervallata solo qua e là da qualche abitazione.
In meno di due ore sono arrivata al porto di Trang, che forse più che porto dovrei definire molo, viste le dimensioni. Non so perché, ma immaginavo qualcosa di più grande e più organizzato. Il ragazzo che gestisce il bar-ristorante annesso si è avvicinato immediatamente, raccomandandosi di accatastare zaini e valige in un angolo, poiché la barca – chiamiamola così – non sarebbe arrivata prima di mezz’ora.
Avevo letto in rete di gente che per raggiungere Ko Lipe ha visto – letteralmente – i sorci verdi, a causa delle condizioni atmosferiche e soprattutto del mare, entrambi avversi evidentemente. Se ho scelto quella che viene definita stagione secca per vivere l’isola, un motivo c’era: i sorci verdi proprio non ci tenevo a vederli e speravo di evitare tempeste ed acquazzoni! Invece i sorci li ho visti pure io, di tutti i colori!
Vi dicevo della barca. Ecco, quando l’ho vista, ho capito cosa mi aspettava. Si trattava di un bel motoscafo, eh! Peccato che fosse aperto davanti, dietro e pure sopra e che a copertura avesse solo un telo che certamente non avrebbe riparato né me né gli altri passeggeri. In caso di sole, beh, deve essere eccezionale, ma in caso di pioggia… dovrebbero bandirlo!
Dopo un’ora e mezza, ovvero più o meno a metà percorso, ero bagnata dalla testa ai piedi e praticamente non ci vedevo più a causa delle gocce che si erano impossessate dei miei occhiali. So che se non avete gli occhiali non potete capirmi, ma fa niente, dovevo dirvelo. Credo che se avessi avuto un ombrello lo avrei aperto. O forse no: rannicchiata come me ne stavo, non ce l’avrei fatta. E’ possibile tremare dal freddo in Thailandia? Non chiedetemelo!
Poi c’è stato l’attracco. Mica a riva però, bensì su una specie di chiatta al largo dell’isola, perché a Ko Lipe – per fortuna – non c’è un molo. E da lì? No, non me la sono fatta a nuoto! C’è stato quindi il trasbordo su una tipica long-tail boat, che in pochi minuti, finalmente, mi ha portata a destinazione, sana, salva e fradicia. Il mio ostello non doveva essere lontano. Preso uno zaino, preso pure l’altro, mi sono incamminata, guardando il cielo che sembrava aver trovato pace e cercando di schivare le enormi pozzanghere che erano sulla mia strada.
Volete sapere cosa ho fatto il giorno dopo, appena sveglia? Ovviamente sono corsa alla finestra! Le previsioni meteo, controllate la sera precedente, non mi lasciavano grandi speranze, ma ho voluto credere che fossero sbagliate. E così è stato. Tutto lasciava presagire una bella giornata! Mi sono preparata in fretta e furia. Un té, due biscotti e non ho neanche aspettato che portassero la frutta. Sono letteralmente scappata dall’ostello. Dovevo approfittarne. E se il cielo ci avesse ripensato?!
Con il senno di poi posso dire che avrei potuto fare con calma: ho infatti avuto tutta la giornata per godermi l’isola come si deve, in tutto il suo… splendore! A voi non capita mai di arrivare in un posto e di non stare più nella pelle perché volete viverlo? A me succede spesso o forse dovrei dire sempre. Ko Lipe non ha fatto eccezione, anzi…
La mia curiosità, quel giorno, mi ha portato su tutte e tre le spiagge principali dell’isola:
> Sunset Beach, Ko Lipe ⇒ Poco dopo le 8 ero già lì e non c’era davvero anima viva, forse per l’ora, forse perché era in ombra. Una bella passeggiata ed ho proseguito, ripromettendomi di tornare nei giorni successivi, magari nel tardo pomeriggio, per assistere al tramonto.
> Sunrise Beach, Ko Lipe ⇒ La spiaggia più lunga dell’isola. Diversi mini-resort e qualche long-tail boat ormeggiata. Rimane comunque abbastanza quieta. La parte che preferisco è un po’ nascosta: per trovarla bisogna andare oltre il Kathalee Resort ed un gruppo di scogli. C’era davvero poca gente, come piace a me.
> Pattaya Beach e Sanom Beach, Ko Lipe ⇒ Pattaya Beach è la spiaggia dove ero approdata il giorno prima, dove arrivano/partono tutte le imbarcazioni. Per i miei gusti è un po’ troppo trafficata. Mi sono quindi diretta altrove. In particolare, ho percorso una sorta di passerella in legno che si snoda lungo gli scogli e che da Pattaya Beach porta al cosiddetto Sanom Beach Resort, il quale precede un omonima spiaggetta: quest’ultima, poco frequentata com’è, si è rivelata una meta irrinunciabile nei giorni successivi.






Verso le cinque sono tornata in ostello ed ho pensato: <<Doccia e via!>>. In effetti in un quarto d’ora ero pronta, peccato che ciò che avevo in mente per la serata abbia trovato un piccolo ostacolo. Di nuovo la pioggia, quella maledetta pioggia! No, non due gocce, ma qualcosa di più simile ad uno di quei nostri temporali estivi, che in due secondi ti lavano completamente!
Dopo quasi due ore di attesa, corsa di trenta secondi per entrare nel ristorante più vicino, dal quale arrivavano degli odorini niente male. Ad un certo punto avevo infatti troppa fame per aspettare ancora e sono andata, sotto quella pioggia di cui ai thailandesi – sì, perché sull’isola, al di là dei resort e dei ristoranti, vivono anche molti locali – sembrava davvero importare poco.
Il messaggio, se un messaggio c’è, è che le cose che non si possono cambiare, vanno prese come vengono? Avrei dovuto rassegnarmi a trascorrere quattro giorni su un’isola da cartolina con un cielo e un mare come quello che che vedete sotto?! E devo rassegnarmi all’idea di ripetere – dopodomani – l’esperienza sul motoscafo? No, perché fino a poco fa le previsioni erano pessime… Mmm… Mi sa che di strada da fare, anche in questo senso, ne ho ancora molta!



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noi ce la godemmo molto Ko Lipe! senza prole! quissá come é cambiata in tutti questi anni! mi farebbe piacere tornarci. Certo che col tempo sei stata sfigatella…
Effettivamente il primo giorno sulla barca sono stata sfigatella… Per fortuna i giorni successivi è uscito il sole! Piacerebbe molto anche a me tornarci!