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Stai per partire per il Laos e sei alla ricerca di idee su cosa fare a Luang Prabang, città del nord del Paese un tempo capitale e dal 1995 iscritta nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO? Di seguito ti racconto quella che è stata la mia esperienza, attraverso dieci pensieri e altrettante immagini! Chissà che non trovi qualche spunto per il tuo viaggio!

1) Phu Si e That Chomsi

Volevo vederla dall’alto, dal Phu Si, la collina su cui sorge il That Chomsi, lo stupa dorato che la domina da quella sua posizione privilegiata.

Eppure non avevo ancora affrontato nessuna delle tre scalinate che conducono lassù, nonostante fossi a Luang Prabang ormai da quattro giorni.

Cosa stavo aspettando? La verità è che la località è talmente piacevole che ho perso la cognizione del tempo e non riuscivo più a lasciare il centro storico!

Ecco cosa mi è successo in quell’angolo del Laos settentrionale che ormai da decenni continua ad attrarre viaggiatori in cerca di un po’ di quiete, dopo aver trascorso qualche settimana nei Paesi limitrofi.

Io in realtà ero all’inizio di un percorso di due mesi nel Sud Est Asiatico ed ero stata solo a Bangkok prima di entrare nel Paese, fare tappa nella piccola capitale Vientiane, nella bucolica e divertente Vang Vieng e giungere quindi a Luang Prabang.

Ad ogni modo, non volevo più andarmene e mi sarei fermata molto più di cinque giorni se solo non avessi avuto tra le mani un biglietto aereo per Hanoi!

phu si that chomsi luang prabang laos

2) I meravigliosi templi cittadini 

<<Ma quanti templi ci sono a Luang Prabang?>>. Appena arrivata in città, passo dopo passo, mi sono resa conto che non potevo contarli e tanto meno ricordarmi tutti i loro nomi, ma solo godermi gli attimi di beatitudine che regalano.

Sono angoli di pace, dorati, colorati, con le loro mille storie e curiosità. Vi ho appena detto che non riuscivo più a lasciare il centro cittadino, ebbene è colpa (o merito) dei templi, che mi hanno letteralmente incantata!

Ecco, c’è chi dopo l’ennesimo tempio è stufo e tira dritto e chi come me non ne ha mai abbastanza…

E’ così che dopo essere andata al meraviglioso Wat Xien Thong, che è il luogo di culto che più ho apprezzato, ogni volta che mi sono imbattuta in un tempio ho proprio sentito di dover entrare!

In alcune circostanze mi sono limitata a dare un’occhiata, ma ho sempre cercato di cogliere qualche tratto di misticismo e spiritualità, anche e soprattutto nei templi meno frequentati dai viaggiatori come me e vissuti  invece dai locali!

wat xieng thon luang prabang laos

3) La questua dei monaci

Mi sono svegliata all’alba per assistere al tak bath ovvero alla questua dei monaci, che si tiene tutti giorni verso le 5/5.30 del mattino.

Una volta raggiunta la zona dove mi avevano detto che sarebbero passati, ad un certo punto non ho potuto fare a meno di chiedermi dove fossero.

Aspettavo, aspettavo, ma non si vedeva neanche l’ombra delle loro tuniche arancioni. Cosa potevo fare se non guardarmi intorno e cercare di capire se fossi nel posto giusto?

E’ cosi che ad un certo punto ho deciso di incamminarmi verso la zona dove avevo visto più wat, tra l’altro molto meno affollata, per fermarmi in una via meno centrale.

Lì anche qualcun’altro li stava aspettando: la gente del posto che gli avrebbe offerto del riso, ma pure qualcuno venuto da fuori, curioso come me evidentemente.

All’improvviso sono arrivati, prima un gruppo, poi l’altro e un altro ancora, tutti in fila, scalzi. Si fermavano giusto per prendere ciò che gli veniva donato e poi proseguivano. Ho trovato l’esperienza semplicemente emozionante.

monaci luang prabang laos

4) Le ville del periodo coloniale

Le case del centro di Luang Prabang sono delle bellissime ville del periodo coloniale, restaurate e ben tenute. Spesso hanno giardini fioriti e godono dell’ombra di qualche palma.

Per ammirarne l’architettura, ancora una volta, non ho potuto non perdermi per le strade della città: questo è infatti un altro lato di Luang Prabang che ammalia e che può condurre a lunghe passeggiate con gli occhi puntati verso il cielo.

Tra l’altro l’ostello in cui alloggiavo è stato ricavato in una villa d’epoca, che ho avuto la fortuna di ammirare anche dall’interno e di vivere per qualche giorno.

ville coloniali luang prabang laos

5) Il palazzo reale 

Il palazzo reale, risalente a 1904, è un mix di stili, è la fusione di canoni laotiani e francesi, di cui ho amato in modo particolare gli interni, dalla sala del trono agli appartamenti, un tempo residenza dei membri della monarchia laotiana.

Credo però che sia il Wat Ho Pha Bang a rendere imperdibile una visita a questo luogo ovvero il tempio, parte del complesso, che custodisce una statuetta del Buddha alta 83cm, considerata il più grande tesoro del Paese.

E’ scontato aggiungere che, insieme al Phu Si, rientra tra i must see durante un viaggio a Luang Prabang?

palazzo reale luang prabang laos

6) Il Mekong ed il Nam Khan

I fiumi su cui sorge Luang Prabang non sono niente di ché in sé e per sé. A febbraio, durante la mia permanenza, erano marroni e quasi in secca.

I bambini però giocavano un po’ ovunque lungo le sue sponde e chi è in viaggio – come io in quel momento – non può proprio fare a meno di godersi il panorama, sorseggiando una birra Lao in uno dei locali che si affacciano sul Mekong o uno smothie banana, latte di cocco e oreo sulla terrazza del bar Utopia, che dà sul Nam Khan.

Mentre ero lì ho anche voluto attraversare il ponte in bamboo che viene periodicamente ricostruito per collegare la città all’altra sponda del fiume, che così ho potuto vedere proprio da vicino. Tra l’altro mi sono poi avventurata anche oltre, scoprendo un lato della città ancora più tranquillo, in cui regna quell’atmosfera tipica dei villaggi.

fiume mekong luang prabang laos

7) Lo street food locale

Allestito in una traversa della via principale, l’ho evitato finché ho potuto. L’idea di prendere un piatto, riempirlo all’inverosimile, mescolando sapori e odori di ogni genere, non mi entusiasmava.

Una sera però, in compagnia, ho ceduto al famoso buffet di Luang Prabang! Con il senno di poi posso dire che ci stava!

Fortunatamente ho uno stomaco di ferro, che ha retto bene tutto lo street food mangiato quella sera e più in generale durante il viaggio!

Gli altri giorni, soprattutto a pranzo, ho invece preferito ingurgitare una bella baguette – senz’altro retaggio del colonialismo francese – farcita al momento sulle numerose bancarelle sparse per la città, dove è anche possibile farsi preparare degli ottimi frullati di frutta esotica.

street food luang prabang laos

8) Il mercato mattutino

Fiori di banana, fagiolini lunghi trenta centimetri, melanzane verdi e grandi quanto un pomodoro e tanta altra verdura che neanche sapevo esistesse. Uova fecondate con dentro un pulcino mai nato. Rane ed enormi pesci gatto. Topi e pipistrelli arrostiti.

Ho lasciato il mercato di Luang Prabang con gli occhi sgranati, la bocca aperta e la ferma convinzione di non mangiare carne (o quasi) durante il viaggio, vale a dire per quasi due mesi. E come potete immagnare… con lo stomaco vuoto!

Ecco svelato – per chi me lo chiedeva – come ho perso praticamente sei chili! Quando dico che l’Asia è magica, lo dico anche in questo senso!

mercato luang prabang laos

9) Il mercato serale

Il mercato serale invece è di tutt’altro genere e, se devo dirla tutta, si è rivelato molto molto pericoloso per le mie tasche e per il mio zaino; le prime hanno infatti rischiato di alleggerirsi un po’ troppo, mentre il secondo addirittura di scoppiare.

A parte gli scherzi, ho trovato articoli interessanti a prezzi ridicoli. Mi fermo qui perché se dovessi farvi l’elenco di cosa ho comprato finirei dopo domani! Io ve l’ho detto eh, quindi andateci preparati!

Capite perché in questo paragrafo non trovate foto?!

10) Il massaggio laotiano

Rilassante? Ecco, il massaggio laotiano non è tosto come quello thailandese, ma siamo lì lì! Indossati gli abiti in lino, è iniziata la tortura, una tortura sottile, che riproverei però, perché alla fine ci si sente davvero rigenerati.

La foto? Mmm… Anche in questo caso lascio spazio alla vostra immaginazione, perché non è proprio il caso che vediate quella che è stata la mia espressione durante quei 60 minuti!  

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”In un’epoca in cui viaggiare è prerogativa di molti, credo che sia ancora possibile percorrere vie sconosciute, rendendole solo nostre: sono convinta infatti che oggi le grandi esplorazioni debbano essere anche e soprattutto interiori.”