Durante il mio viaggio in Israele (qui trovate l’intero itinerario) non poteva mancare una sosta a Mitzpe Ramon, cittadina sorta negli anni cinquanta a scopo militare nel bel mezzo del Negev e che oggi soddisfa le più svariate esigenze di chi vuole vivere il deserto e intende scoprire cosa rappresenti questo ecosistema. Ecco, io a Mitzpe Ramon ci ho trascorso tre giorni, tutti all’insegna del trekking, e devo proprio dire che sono stati tre giorni fantastici!


Mitzpe Ramon oggi, al di là del trekking…
Oggi i militari se ne stanno per lo più nelle basi intorno al centro abitato e si fanno notare solo la domenica mattina ovvero dopo lo Shabbath, quando in massa affollano stazione e autobus (in realtà un po’ ovunque nel paese) per tornare a fare il loro dovere.
Artigiani, artisti e anche tante persone che propendono verso uno stile di vita new age sono dunque coloro che animano la piccola città e soprattutto l’area denominata Spice Route Quarter, dove botteghe, atelier e qualche caffè, tutti dall’atmosfera rigorosamente hippy, sono stati allestiti in quelli che un tempo erano magazzini o hangar.
E poi ci sono appunto i viaggiatori, che non mancano ma nemmeno affollano la località. C’è chi a Mitzpe Ramon è interessato a fare trekking, chi ad andare in bici, chi a cavallo. C’è chi preferisce scorrazzare in 4×4. Non manca nemmeno chi ama arrampicarsi su una qualche parete rocciosa.
Sono tante le richieste che giungono da parte di chi arriva fin lì e tutte vengono soddisfatte. Ci si può rivolgere a diverse agenzie, ognuna specializzata in un certo campo. Ci si può rivolgere però anche ad un ottimo centro visitatori, in grado di fornire tutte le informazioni necessarie per organizzarsi per conto proprio.
Considerati i prezzi israeliani, quando ho potuto – come nel caso di Mitzpe Ramon – ho scelto di muovermi autonomamente. In particolare ho privilegiato il trekking su ogni altra attività e credo di essermela cavata abbastanza bene.
Mitzpe Ramon ed il trekking nel makhtesh…
Il motivo principale per cui ci si ferma a Mitzpe Ramon è indubbiamente il cosiddetto makhtesh. Il termine viene spesso tradotto come cratere o canyon, ma si tratta – a voler ben vedere – di una depressione asimmetrica formatasi in un arco temporale di centinaia di milioni di anni, durante la transizione del Negev dall’oceano al deserto, avvenuta grazie al movimento tettonico e all’erosione del suolo.
Quando ho visto il makhtesh dal centro visitatori, che offre anche una interessante parte museale, ho immediatamente compreso l’etimologia di Mitzpe Ramon. Mitzpe significa posto di vedetta ed effettivamente la cittadina è costruita proprio sul bordo del makhtesh ed offre una visuale che lascia senza parole.
Con i suoi 300m di profondità, i suoi 40km in lunghezza e gli 8 in larghezza, il Makhtesh Ramon è infatti la più vasta depressione asimmetrica presente in Israele e probabilmente in tutto il mondo; senza parlare poi dei colori, che sono quelli dell’arenaria multicolore e della roccia vulcanica, che cambiano al cambiare della luce e danno il meglio di sé all’alba ed al tramonto.
Lo sapevo ancora prima di arrivare lì. Sapevo che vedere quello spettacolo ‘solo’ dall’alto non mi sarebbe bastato. Dovevo scendere per poi risalire. Dovevo assolutamente sporcarmi le scarpe di sabbia rossa, per dimostrare a me stessa di essere davvero lì e che quel luogo stesse davvero sulla terra. Più volte ho infatti avuto l’impressione di essere su un pianeta lontano, di quelli che siamo ormai abituati a vedere nei film di fantascienza; sì, ho pensato che stare su Marte non doveva essere poi molto diverso.

I sentieri che ho percorso…
Il giorno del mio arrivo ho scelto di incamminarmi su un sentiero circolare, che iniziasse e finisse a Mitzpe Ramon e non da qualche parte sulla strada 40, poiché avevo a disposizione poco più di mezza giornata e non volevo ritrovarmi di sera ad escogitare un piano per tornare in città.
Su suggerimento del personale del centro visitatori ho dunque percorso una parte del Green Trail e una parte del Blue Trail ovvero circa 8km in 3h, affrontando prima la discesa, poi la camminata e quindi la salita con estrema calma.
Gli altri due giorni trascorsi a Mitzpe Ramon li ho dedicati sempre al trekking ed in particolare ho esplorato:
> il Parco Nazionale di Ein Avdat e l’antica città nabatea di Avdat;
> Ein Akev e la Valle di Zin.
Il primo sentiero – classificato come facile – si snoda per 9km e richiede circa 5 ore di camminata, più 1, 2 o 3 ore per la visita del sito archeologico, a seconda del percorso che si intende seguire. Il secondo sentiero invece – classificato come medio – si snoda per 13km e richiede più o meno 7 ore di camminata.
In entrambi i casi ho usato gli autobus per raggiungere l’imbocco dei sentieri; andavano bene il 55, il 64 ed il 160 in direzione Beer Sheva o Dimona, che fermano all’incrocio subito fuori Midreshet Ben Guryon più o meno ogni mezz’ora.
Per tornare indietro, nel primo caso, sono tornata alla stessa pensilina dove ero scesa all’arrivo, nell’altro ho atteso l’autobus di fronte al Mc Donalds, sempre in corrispondenza di una pensilina, ovviamente sulla strada 40.


Io nel Deserto del Negev…
Il paesaggio che ho potuto ammirare durante il trekking a Mitzpe Ramon e dintorni mi ha lasciata senza parole e mi ha messa di fronte a qualcosa che ha dell’incredibile. Mi aspettavo il deserto nelle sue diverse forme, ma ho incontrato anche oasi, cascate, piante che crescono solo in presenza di un certo microclima e persino avvoltoi e stambecchi.
E anche l’estrema quiete, che ho sempre associato a luoghi come quelli in cui mi sono trovata, è stata spezzata in quei due giorni. Almeno per qualche istante. Vuoi dall’acqua, vuoi dal vento, vuoi da qualche flebile eco.
E poi oltre al paesaggio c’ero io, sola, in pace con me stessa e con il mondo. Per tutto il tempo mi sono sentita piccola come i granelli di sabbia che stavo calpestando e al contempo in sintonia con quell’immenso deserto.
E’ una sensazione difficile da esprimere, ma in quel momento ovvero durante quei due giorni, ho percepito me stessa come parte di un tutto, anche se estremamente fragile rispetto a quel tutto.
Sono convinta che sia stata innanzitutto la piena consapevolezza di me stessa rispetto al luogo in cui mi trovavo a consentirmi di affrontare il trekking; quest’ultima mi ha infatti spinta ad attivare le risorse più adatte per affrontare quella nuova esperienza.
A questo proposito credo sia importante ricordare che la consapevolezza di sé non vada data per acquisita una volta e per sempre e che ciò valga a maggior ragione quando ci si confronta con luoghi eccezionali come il Negev, che richiedono determinati accorgimenti.
Regole durante il trekking a Mitzpe Ramon
Nel caso stiate pensando di andare a Mitzpe Ramon e di fare trekking da soli nel deserto, vi ricordo qualche regola di base che è necessario tenere in considerazione:
> Informate sempre qualcuno riguardo ai vostri programmi.
> Andate al centro visitatori e chiedete informazioni riguardo ai sentieri che è possibile percorrere e le relative mappe; sappiate che hanno degli opuscoli (gratuiti) molto dettagliati, che vi saranno di grande aiuto.
> Ricordate che i sentieri sono ben segnalati: ciò significa che quando arrivate ad un segnale dovreste già essere in grado di vedere il segnale successivo. Di conseguenza è molto difficile che vi perdiate. Cercate dunque semplicemente di non abbandonare mai il sentiero.
> Partite al mattino presto in modo da rientrare prima che faccia buio, a meno che non siate attrezzati per compiere trekking di più giorni.
> Portate con voi acqua a sufficienza poiché nel deserto è facile andare incontro a disidratazione.
> Coprite la testa per evitare i colpi di calore.
> Usate una protezione solare per non scottarvi.
Io ho percorso solo tre dei numerosi sentieri intorno a Mitzpe Ramon. Vi lascio questo link nel caso abbiate più tempo di me e nel deserto del Negev vogliate proprio sbizzarrirvi: www.negevtrails.com.
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Che posto ai confini della realtà! Anche oggi ho imparato qualcosa di nuovo, per cui grazie mille! Al prossimo post
Si è vero… E' proprio un posto ai confini della realtà!!! Non sai quanto vorrei tornarci!!! Prima o poi… A prestoooo!!! 🙂
La cognata di mia sorella vive in Israele e a lei piace molto, per il momento non ho mai pensato di andarci ma conserverò il link del tuo post, nel caso dovessi cambiare idea.
Sai? Ci ho messo un po' a decidermi di andare in Israele, a causa di tutto ciò che si sente dai media… E alla fine mi sono trovata lì proprio quando Trump ha riconosciuto Gerusalemme come capitale di Israele e ha annunciato che avrebbe spostato l'ambasciata americana. Nelle diverse località che ho deciso di visitare mi è parso però tutto tranquillo e non mi sono affatto sentita in pericolo. I problemi c'erano in Palestina e lì quindi non me la sono sentita di andare. Non so se non hai mai pensato ad Israele come meta per questioni di sicurezza o per altro, ma… è una terra che ho apprezzato moltissimo! Spero tu possa cambiare idea! 🙂
Ho sempre considerato Israele una meta per le visite alle città e aree archeologiche. Pere che amo il trekking questi posti sono favolosi.
Anche io avevo la stessa idea di Israele prima di andarci, forse perché in genere ci si concentra sul centro-nord del Paese… Il sud ed il deserto in particolare sono eccezionali per chi ama fare trekking! 😉
Che splendore, adoro i deserti e spero di visitarne ancora altri. Questo sembra davvero mozzafiato, mi ricorda la Valle de la Muerte in Cile.
E' davvero mozzafiato Giulia! Uno dei luoghi più belli visti fin'ora! Ti auguro di vedere prestissimo altri deserti e magari proprio questo… 🙂