In Romania volevo andare al di là del classico giro in Transilvania con capatina a Bucarest. Poiché era da un po’ che puntavo qualche regione rurale del Paese – sì, dovete proprio immaginarmi di fronte ad un mappamondo con tanto di puntine! – non mi sono fatta scappare l’occasione di andare in Bucovina, ovvero un’area del nord-est nota per i suoi monasteri affrescati, risalenti al XV e al XVI secolo.

Un po’ di geografia e di storia…
Come sempre prima di partire per una qualsiasi destinazione, mi sono guardata una bella cartina e, focalizzandomi sull’zona che mi interessava, ho notato che avrei toccato solo la parte meridionale di quella che viene definita Bucovina. Nel 1940 la parte settentrionale è infatti stata annessa all’Unione Sovietica, per poi passare all’Ucraina, dove non avevo in programma di sconfinare. Strano, vero?
Mi sono resa conto immediatamente anche del fatto che si tratta di una zona molto verde, pur non sapendo ancora nulla riguardo all’etimologia del toponimo Bucovina: solo in un secondo momento ho infatti scoperto che deriva dal tedesco Buchenwald, che significa bosco di faggi. L’origine della parola si spiega con il fatto che nel 1775 l’intera regione è stata inglobata dall’impero austro-ungarico di cui ha fatto parte fino al 1918, anno in cui fu restituita alla Romania.
Non potevano poi non attirare la mia attenzione le decine di croci presenti sulla cartina che avevo tra le mani. Chiaramente stavano ad indicare i monasteri e non mi è parso affatto strano che fossero segnalati, solo non mi aspettavo fossero così numerosi, soprattutto considerando la ridotta estensione dell’area.
Ho dunque cercato di trovare una spiegazione ad una tale concentrazione di monasteri in quella determinata area geografica. Considerando il contesto storico nel quale sono sorti ovvero quello dell’avanzata dell’esercito ottomano in Europa, ho compreso: erano uno strumento di catechizzazione nelle mani di Stefano il Grande, principe di Moldavia, e di altri sovrani a lui coevi o che gli sono succeduti. Gli affreschi infatti, che costituiscono il principale motivo d’interesse, avevano la funzione di rievocare rilevanti episodi biblici anche agli occhi dei più umili.



Quali e quanti monasteri?
Se avessi avuto a disposizione un’automobile effettivamente sarebbe stato davvero difficile decidere quali monasteri visitare e quali no. Avendo però scelto ancora una volta di viaggiare in bus/treno, la questione non si è proprio posta.
Sapevo fin dal principio che muoversi in questo senso sarebbe stato davvero difficile in Bucovina, a differenza invece che in Transilvania. E così, dopo varie ricerche, mi sono dovuta arrendere all’idea di affidarmi ad un driver che facesse anche da guida. E’ stata dunque la persona che ho contattato a propormi degli itinerari, partendo dalla città di Suceava, che ho raggiunto in aereo.
Nonostante mi fosse stata offerta la possibilità di personalizzare il percorso, alla fine ho optato per un giro classico, comprendente quattro monasteri: Humor, Voronet, Moldovita e Sucevita ovvero quelli che sono considerati più rappresentativi nelle loro architetture, nei loro colori, nelle loro illustrazioni.
Credo di essermi fatta una buona idea del valore artistico di questi luoghi e di avergli dedicato abbastanza tempo. Gli appassionati possono però pensare itinerari più complessi, spingendosi al di fuori del circuito più battuto e prevedendo anche un pernottamento all’interno di un monastero.
Perché questi monasteri?
Dalle mie parole avrete già intuito il carattere delle motivazioni che mi hanno spinta a fare tappa a Suceava e quindi a scoprire le meraviglie che circondano la cittadina: ecco, le mie motivazioni sono di carattere essenzialmente culturale. A muovermi dunque nulla che abbia a che vedere con la fede, la religione. Non credete anche voi che alcuni luoghi, che intrattengono uno stretto legame con il sacro, possano risultare interessanti anche agli occhi del più scettico degli scettici? Ecco, non pensate che io rientri in questa categoria (che poi le categorie io proprio non le sopporto…), perché in questo ambito ho una visione tutta mia…
Se avessi organizzato il viaggio durante i mesi estivi e non a marzo, avrei potuto partecipare ad un tour di gruppo, spendendo la metà. In genere, proprio per contenere i costi, la mia scelta ricade su questo genere di soluzioni. Nel caso dei monasteri affrescati non avevo però alternative se non quella di cui vi ho già detto. A posteriori posso dire che la scelta si è rivelata azzeccata! Di questi monasteri ho infatti apprezzato la quiete che si addice a luoghi che custodiscono una certa sacralità; se fosse mancato il silenzio, non so se ne avrei percepito la pace, il misticismo che invece ho colto. Questo per dire che se state valutando di andare in Bucovina, ma avete ancora qualche dubbio, tra le motivazioni potete aggiungere il fatto che possono rivelarsi piuttosto suggestivi.
Vi ho detto prima della possibilità di dormire in un monastero. Ecco, se vi interessa comprendere la vita che si conduce oggi in questi luoghi – tornati ad essere abitati solo dal 1991 ovvero dopo la caduta della cortina di ferro – è l’occasione giusta! Insomma, il fatto di voler vedere come monaci e monache vivono la loro quotidianità potrebbe essere un altro buon motivo per partire!
A proposito dei monasteri…
Ciò che mi ha sorpreso dei monasteri della Bucovina non è certamente la loro architettura, che poi è quella delle chiese ortodosse, divise in cinque ambienti, talvolta ridotti a tre. Forse in questo senso risulta più fuori dall’ordinario la presenza di una qualche torretta – un tempo usata per custodire icone, manoscritti e altri tesori – o di mura difensive.
Le dimensioni dei singoli edifici possono invece stupire: in effetti si sono rivelati più piccoli di quello che immaginavo! Va detto però che proprio questa caratteristica ha fatto si che gli affreschi venissero realizzati anche all’esterno: era infatti necessario fornire un supporto visivo anche a chi restava fuori durante le funzioni, ovvero buona parte dei fedeli!
Come accennavo, gli affreschi sono qualcosa di eccezionale, sopratutto per i loro colori, che sono sopravvissuti al tempo e agli agenti atmosferici. Sarà mica un miracolo?! Particolare da questo punto di vista, è il fatto che ogni monastero che ho avuto la fortuna di visitare ha un colore predominante: Humor il rosso, Voronet l’azzurro, Moldovita il giallo e Sucevita il verde.
Ogni monastero trova poi il suo pezzo forte nell’ambito di un’illustrazione: se il monastero di Voronet presenta infatti un giudizio universale che gli è valso il titolo di Cappella Sistina d’Oriente, quello di Moldovita non ha eguali nella rappresentazione della difesa di Costantinopoli contro i persiani, così come non ne ha Sucevita nella Scala delle virtù; lo stesso vale per Humor, che offre una raffigurazione della vita di Gesù, dall’annunciazione alla crocefissione, nonché riferimenti alla Madonna e alla storia di diversi Santi.

Nell’osservare gli affreschi, sono convinta che una guida faccia la differenza. Lo so, è peculiare detto da me che non amo farmi accompagnare, ma da sola certi particolari non li avrei mai notati e se anche li avessi notati non so se gli avrei attribuito il giusto significato. Pensando al Giudizio Univerale di Voronet, giusto per fare un esempio, mi vengono in mente pesci ed altri animali che sono raffigurati come portatori di mani, piedi o altre parti del corpo piuttosto che la presenza, sempre nello stesso contesto, dei segni zodiacali. O ancora il fatto che nella difesa di Costantinopoli i persiani fossero rappresentati negli abiti degli ottomani con tanto di cannoni, durante una battaglia combattutasi nel 626 d.C (!!!).
E poi quanti aneddoti potrebbe svelarvi una guida? Chi lo sapeva che il maestro a cui si devono gli affreschi del Monastero di Sucevita è morto prima di portare a termine il lavoro sulla facciata occidentale, cadendo da’un impalcatura? E che ai suoi allievi non è stato permesso di portare a termini l’opera, poiché messi alla prova hanno dimostrato di non essere all’altezza, dando un colorito troppo spento al volto degli angeli?
Giusto per fare qualche altro esempio, credo proprio che se mi fossi avventurata da sola non avrei mai compreso che in ogni monastero si trova una sorta di calendario, fatto di 365 immagini ovvero una per ogni giorno dell’anno; all’interno del monastero di Moldovita ho addirittura potuto scorgere quella del 25 dicembre, con tanto di bambinello, bue, asino e stella cometa!
Ho scoperto poi che spesso è possibile vedere in faccia chi ha finanziato la costruzione di un monastero e pure i membri della sua famiglia, rappresentati anche loro – come i personaggi bibblici!!! – sulle pareti dei monasteri.




Non vi dirò di più. Troverete sicuramente fonti più autorevoli di me alle quali attingere. Spero però di avervi incuriositi e… Siete ancora qui? Cosa state aspettando? Prenotate il vostro volo per Suceava e cercatevi una guida che sappia regalarvi mille e mille curiosità a proposito dei monasteri!
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