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Se mi seguite lo sapete già, a volte non viaggio da sola, ma con Gianluca,che mi raggiunge appena può in qualsiasi parte del globo terrestre io mi trovi. In realtà per la Lituania siamo proprio partiti insieme, con il nostro zaino sulle spalle, come già facevamo prima che iniziasse questo mio curioso giro del mondo a tappe. Qui vi ho già detto, a grandi linee, del nostro itinerario nel Paese. In questo post, invece, vi racconterò dei tre giorni più belli di questo viaggio ovvero quelli che abbiamo condiviso nella penisola curlandese.

La prima volta che gliene ho parlato, Gianluca mi ha detto: <<La penisola…?>>..Il nome di questa stretta lingua di sabbia affacciata sul Mar Baltico, non so perché, mi ha sempre fatto sorridere. Inconsciamente assocerò certi suoni a qualcosa di divertente?! Ho ripetuto quindi, cercando di non sembrare troppo sciocca: <<La penisola curlandese!>>. In effetti questa penisola non è particolarmente nota in Europa e, alle orecchie di chi non hai mai pensato di fare una capatina da quelle parti, potrebbe risultare nuova.

Dovete sapere che quando mi fisso su una meta, mi trasformo in un uragano, travolgendo Gianluca – nel caso venga con me – di informazioni e di quant’altro sia necessario per farlo partire con gli occhi a cuoricino, vale a dire innamorato non solo di me, ma anche della nostra prossima destinazione. Devo dire che anche lui ha un certa passione per i viaggi (purtroppo non smisurata come la mia!) e che grazie al cielo spesso mi basta lanciare giusto qualche raffica di vento per convincerlo a partire. Ecco, questo è stato il caso della Lituania, soprattutto dopo che l’ho messo di fronte alla penisola curlandese.

penisola curlandese nida
nida penisola curlandese

In viaggio verso la penisola curlandese…

Noi siamo quelli delle levatacce, ormai lo sapete, no? Alle 7.00 del mattino eravamo già alla stazione di Vilnius, sistemati su un autobus che ci avrebbe portati direttamente a destinazione in poco più di 5 ore!

Su quell’autobus – devo proprio dirlo! – io mi aspettavo quanto meno di trovare sedili in seta e finiture d’oro! Sul web, in quella fase che – molto seriamente!!! – definisco di studio e programmazione, non avevamo trovato informazioni riguardo al costo dei biglietti per questa tratta, ma mai avremmo pensato di spendere 45Euro a testa per l’andata ed il ritorno. Un salasso, soprattutto in confronto ad altri biglietti acquistati!

Al di là di questo, non vedevamo l’ora di trovarci sulla chiatta a bordo della quale avremmo attraversato la cosiddetta laguna dei Curi, per giungere appunto sulla penisola curlandese. Dovete sapere, infatti, che quest’ultima è raggiungibile solamente via mare, almeno dalla Lituania. Sì, perché dei 98km che la costituiscono, metà – dalla fine della II Guerra Mondiale – appartengono alla Russia.

Le ore sono trascorse, una dopo l’altra, in mezzo alle campagne, su un’autostrada che sembra tagliare a metà campi coltivati che sembrano non avere mai fine. Poche le case che abbiamo potuto scorgere, rare le fabbriche. Solo qualche cicogna, qua e là, dava vita al paesaggio che ha continuato a scorrere davanti ai nostri occhi fino alla città di Klaipeda.

La traversata è durata pochi minuti. Giunti a Smiltyne, tuttavia, sapevamo di non essere ancora arrivati a destinazione. Sempre a bordo dello stesso autobus, addentrandoci nella foresta, abbiamo infatti proseguito fino al villaggio di Nida.

nida lituania

I tre giorni nella penisola curlandese…

Quel giorno le nuvole non ne volevano sapere di fare spazio al sole e, appena siamo scesi dal autobus, un freddo pungete – che non immaginavamo proprio del mese di maggio nemmeno a quelle latitudini –  è arrivato alle nostre ossa. Dite che sto esagerando? Mmm…

Poiché era ancora presto per il check-in, abbiamo pensato di scaldarci in uno dei ristoranti del centro: solo grazie ad un ottimo infuso di frutti rossi – ovviamente bollente! – e ad un super calorico cepelinai, abbiamo trovato la giusta carica per affrontare il pomeriggio all’aperto!

La nostra casetta si trovava ad un chilometro e mezzo dal centro. L’abbiamo raggiunta facendo una gelida, ma meravigliosa passeggiata sul lungomare (o forse dovrei dire sul lungolaguna?!). Avete presente quando cielo e acqua sembrano un tutt’uno? Più volte ci siamo fermati, mano nella mano, affascinati dalle tonalità argentee, paragonabili a quelle di uno specchio, che si palesavano.

La prima cosa che abbiamo fatto una volta giunti alla meta, è stata quella di coprirci di più, in modo da poter davvero apprezzare ciò che avremmo visto, senza letteralmente morire di freddo. Poi siamo saltati in sella alle biciclette noleggiate e… Via!

Pedalando pedalando, siamo arrivati alla duna di Parnidis, la più alta della penisola, nonché la più vicina al confine russo. Una volta risalite le scale che portano sulla cresta, si è aperto un panorama magnifico! Non solo un’enorme massa di sabbia, quasi bianca, ma anche il mare, di un blu intenso. Quella visione ci ha fatti tornare bambini: ci credete se vi dico che ci siamo messi a saltare dalla gioia?!

duna di parnadis lituania
duna di parnadis lituania
dune penisola curlandese lituania

Per salvaguardare il fragile ecosistema nel quale eravamo entrati, ci siamo sempre mantenuti sul percorso che è stato tracciato, coscienti del destino al quale la duna sta andando in contro. I milioni e milioni di granelli sui quali camminavamo, a causa del vento, si stanno lentamente spostando sempre più verso il mare e, prima o poi, verranno tutti inghiottiti dalle acque del Baltico.

Chissà se la gigantessa Neringa, che secondo la leggenda avrebbe creato la penisola, potrà fare qualcosa!? Sembra che il suo intento fosse quello di creare una sorta di porto per agevolare i pescatori della zona in alcune delle loro attività!

In realtà – bisogna dirlo – sono  stati gli stessi uomini verso i quali la gigantessa avrebbe mostrato una certa benevolenza, a rendere il territorio così vulnerabile: nel XVI secolo hanno dato il via ad un’intensa attività di disboscamento che ha reso le dune (non solo quella di Parnidis, ma anche le altre presenti sulla penisola) mobili, tanto mobili che hanno inghiottito tredici villaggi nel corso di tre secoli!

Quando ci siamo imbattuti in quella che era una sorta di recinzione, non abbiamo potuto fare a meno di chiederci quanto fossimo lontani dalla Russia. Era quello il confine? Due passi (o due salti!) e potevamo trovarci dall’altra parte? Grande la tentazione che abbiamo sentito, ma…

Poco prima del tramonto siamo tornati in Paese, perdendoci tra decine e decine di cottage, tutti molto pittoreschi, con quei loro giardini fioriti e gli intagli in legno.Quindi tappa al supermercato e poi dritti verso la nostra casetta, a preparare la cena!

Il giorno seguente avevamo in programma di percorrere la pista ciclabile che da Nida conduce fino a Juodkrante, ovvero di pedalare per 60km tra andata e ritorno. La pioggia però ha fatto sì che cambiassimo i nostri programmi, almeno in parte.

Non potendo fare altro che attendere una tregua, abbiamo deciso di tornare in paese e dedicarci alla visita della casa in cui il celebre scrittore tedesco Thomas Mann ha trascorso le estati tra il 1930 ed il 1932. Non ci è sfuggito nemmeno il piccolo museo dedicato all’ambra, che pare sia possibile trovare in frammenti sulle spiagge della penisola, soprattutto dopo tempeste e burrasche.

Fortunatamente, poco prima di pranzo, uno spiraglio di sole. Era un segno? Dovevamo metterci in marcia? Non ci abbiamo pensato due volte e siamo partiti, pur sapendo che non saremmo mai riusciti a completare l’itinerario che avevamo in mente! Eravamo comunque felici e poco importava dove saremmo arrivati! Era tanto tempo che sognavamo di perderci nei boschi della penisola curlandese e, per come era iniziata la giornata, non ci sembrava ancora vero….

bici penisola curlandese
penisola curlandese lituania
penisola curlandese lituania

Un cervo. Poi un altro. Abbiamo incontrato persino qualche lepre. Quando abbiamo incrociato i capanni d’osservazione, non abbiamo saputo resistere: siamo saliti per osservare cigni e uccelli di cui nemmeno conosciamo il nome.

Ci siamo spinti fino alla duna di Vecekrugas, quindi fino al villaggio di Preila e a quello di Pervalka, per poi fermarci nella Riserva di Nagliu, della quale fanno parte le cosiddette dune morte, il cui nome deriva dal fatto che sono ricoperte da piante di un colore grigiastro. Quel pomeriggio – forse è inutile dirvelo – ci hanno accompagnati solo i suoni della natura, come quello delle fronde degli alberi percosse dal vento, lo stesso vento che sposta i granelli di sabbia.

Come il giorno precedente siamo tornati alla nostra casetta  pocoprima che il sole tramontasse, poco prima che il freddo ci stordisse completamente. Sì, dovete sapere che quando siamo rientrati avevamo entrambi le natiche che erano praticamente due blocchi di ghiaccio e le guance rosse come quelle di Heidi!!! Ecco, prima di rientrare eravamo talmente ‘anestetizzati’ che di tutto questo neanche ci eravamo resi conto!!!

L’indomani ce la siamo presa con comodo. All’inizio volevamo andare in autobus a Juodkrante, per fare almeno un giretto sulla collina delle streghe, dove i personaggi del folklore lituano, sotto forma di sculture lignee, sembrano prendere vita. Poi però abbiamo deciso di vivere Nida con il sole, che finalmente aveva fatto capolino,

Subito dopo colazione siamo tornati sulla pista ciclabile, prendendo qualche sentiero laterale, fino ad arrivare a delle fantastiche spiaggette, dove abbiamo potuto assaporare ancora una volta la quiete del luogo. Per pranzo siamo passati nuovamente dal centro, che rispetto ai due giorni precedenti si è presentato molto più vivo: il lungomare era animato da bancarelle e i ristoranti erano pieni di famiglie che si riunivano per il pranzo della domenica. Poi è stata la volta della collina di Urbas, sulla quale ci siamo incamminati per arrivare al faro bianco e rosso, e quindi della passeggiata nel bosco fino al mare, non quello della laguna dei Curi, come nei giorni precedenti, ma quello del Baltico, più impetuoso.

dune penisola curlandese

Le onde si infrangevano violente sulla battigia. Il vento ci aveva quasi tolto il fiato. Eppure noi siamo rimasti lì, stretti, finché non è arrivato il momento di andare: seduti su quella scaletta che permette di salire e scendere dalle dune abbiamo finalmente realizzato di aver trovato il nostro posticino nel Baltico. Sì, un posticino dal quale osservare la natura che si esibisce in uno spettacolo sublime, esattamente come facevano i numerosi villeggiante tedeschi degli anni ’30.

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”In un’epoca in cui viaggiare è prerogativa di molti, credo che sia ancora possibile percorrere vie sconosciute, rendendole solo nostre: sono convinta infatti che oggi le grandi esplorazioni debbano essere anche e soprattutto interiori.”