Ho aspettato l’avvento del nuovo anno insieme a Gianluca, a Isla Mujeres (di cui ho scritto qui). Sotto un palco allestito qualche giorno prima ci siamo fatti accompagnare al countdown da note caraibiche. La festa è andata avanti tutta la notte, ma non abbiamo fatto le ore piccole, perché l’indomani dovevamo salire sul primo traghetto diretto a Cancun.
Il pomeriggio del 1 gennaio Gianluca è andato in aeroporto, mentre io proseguivo per Isla Holbox. E’ difficile per me ripensare al momento in cui ci siamo salutati, quando io sono salita sul pullman e lui e rimasto in stazione: se lo faccio mi sento lacerare, esattamente come in quel momento. Alla prima fermata, subito fuori città, ho addirittura pensato di scendere e tornare indietro, ma non ho fatto in tempo ad alzarmi che l’autista era già ripartito.
Con le cuffie alle orecchie, completamente isolata da quel mondo che tanto volevo vedere, in poche ore sono arrivata al molo di Chiquilà. Il traghetto era già lì, pronto a salpare. Io dovevo fare giusto quattro passi per salirvi, ma per me erano i quattro passi più lunghi di sempre, forse perché per la prima volta mi stavo incamminando da sola con il mio zaino sulle spalle.
Sempre più vicina all’isola, guardavo i pellicani volare, presa da una malinconia difficile da descrivere, e una volta giunta a destinazione non sono riuscita a fare altro se non mettermi alla ricerca dell’ostello, del tutto indifferente rispetto a ciò che accadeva sulle strade di sabbia di Holbox.
Quella notte è stata lunga ed insonne. Ho infatti continuato a pensare che volevo tornare a casa, da Gianluca, con il primo aereo per l’Italia. Tra l’altro il ricordo delle tre settimane precedenti, che avevamo condiviso viaggiando per mezzo Yucatan, non mi aiutava affatto, anzi più tornavo a quei momenti più le lacrime scendevano.
Alle 6 mi sono alzata e sono andata in spiaggia. E finalmente, proprio lì, mi sono riconciliata con me stessa, realizzando che ormai ero in Messico, che in fondo il giro del mondo – seppure fatto a modo mio – era il sogno di sempre e che potevo e dovevo andare avanti, anche da sola, perché al mio fianco c’era una persona speciale che ero certa mi avrebbe aspettata…

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