Ho avuto qualche difficoltà a raggiungere Samaipata, un raccolto villaggio del sud-ovest della Bolivia sorto ai piedi della Cordillera Oriental. Una volta a destinazione però, nonostante tutto, sono stata felice di essermi spinta fin lì: dopo tante avventure ad alta quota, sentivo infatti la necessità di tirare fiato e rallentare, trascorrendo qualche giorno proprio in un posto così, semplice e genuino; sì, ecco, avevo bisogno di respirare un po’ di quotidianità, bevendo frullati a base di avocado sempre nello stesso minuscolo bar, passando e ripassando dalle solite vie per ammirare i soliti murales, riflettendo su tutte le esperienze vissute in Sud America fino a quel momento.

La travagliata strada per Samaipata, Bolivia…
L’autobus per Samaipata (Bolivia) che non è mai partito…
Avevo acquistato il biglietto per Samaipata (Bolivia) quattro giorni prima, appena sono arrivata a Sucre. Nessuno mi aveva spiegato però che su quella tratta potevano esserci dei problemi, forse semplicemente perché non erano prevedibili. E così, una volta arrivata in stazione, giusto una mezz’oretta prima della partenza, ho scoperto che la strada verso Santa Cruz, la stessa che avrei dovuto percorrere, era stata bloccata.
<<I nostri autobus sono tutti fermi. Adesso ti restituiamo i soldi. Se vuoi partire puoi rivolgerti a quella compagnia>>. Queste le parole della ragazza allo sportello, che frettolosamente mi ha indicato l’unica alternativa per arrivare a destinazione, senza tuttavia fare alcun cenno a cosa stesse accadendo, nonostante le avessi chiesto più volte, nel mio rudimentale spagnolo, <<Que está pasando?>>.
L’acquisto di un nuovo biglietto per Samaipata (Bolivia)…
Quella domanda continuava a vagare nella mia mente, senza alcuna risposta, finché non sono riuscita a farmi largo tra la folla ed ho potuto parlare con l’unica bigliettaia che in quella situazione potesse aiutarmi. Aveva un ultimo posto libero, in partenza di lì a poco. Prendere o lasciare. Dovevo decidere nell’arco di un paio di secondi, fidandomi delle sue parole.
<<L’autobus partirà alle 17.30, diretto a Santa Cruz. Non sappiamo quando arriverà a destinazione, se fra un giorno, due giorni o mai perché l’autista sarà costretto a tornare indietro. Fino a Samaipata (Bolivia) però al momento si arriva tranquillamente.>> Voi cosa avreste fatto? Io sono salita su quell’autobus, perché in fondo il mio obiettivo non era la grande città capoluogo di uno dei dipartimenti orientali della Bolivia, bensì il piccolo villaggio colorato di cui vi ho accennato prima.
In marcia sotto le stelle, a piedi…
Dopo ore e ore di marcia, nel pieno della notte ed in mezzo al nulla, quell’autobus si è fermato. La gente si è messa in cammino ed io, sotto quel cielo più nero della pece ma meravigliosamente stellato, ho iniziato a seguire la massa, ignara di dove realmente stessi andando, perché ancora una volta i locali non avevano tempo da perdere spiegando cose ovvie che per me ovvie non erano.
Nella mia stessa situazione, anche due ragazze francesi: come me avevano uno zaino sulle spalle ed erano un po’ intimorite. <<Perché siamo scesi dall’autobus? Ma dove stiamo andando? Quanto dobbiamo camminare?>>, continuavamo a chiederci, cercando di rassicurarci a vicenda. Probabilmente era del tutto inutile fare supposizioni, ma così facendo siamo riuscite a mantenere la mente lucida.
Quando ho realizzato di essere arrivata…
Ad un certo punto, fortunatamente, un signore del posto, rallentato dal peso del suo bagaglio, esattamente come noi tre, ci ha finalmente spiegato che dei camion avevano interrotto la strada e che avremmo dovuto camminare per una decina di chilometri, fino a raggiungere un’altra strada, dove ci attendeva un autobus diretto appunto a Santa Cruz. Non volevo credere alle sue parole, ma non poteva essere più sincero.
Lo stesso signore ci ha poi chiesto dove fossimo dirette, in città o altrove. Le due ragazze hanno risposto che intendevano arrivare al capolinea, io invece che avevo intenzione di fermarmi appunto a Samaipata (Bolivia). Dalle mie parole è scaturita una grossa risata e una risposta che proprio non mi aspettavo: <<Lo sai, vero, che hai camminato per 2/3km inutilmente e che Samaipata si trova dall’altra parte, al di là dei camion?>>.
L’utimo sforzo… in motorino!
Dopo un primo momento di sconforto, ho realizzato che almeno per me quella situazione si sarebbe conclusa a breve: <<Vedi i motorini che vanno e vengono. Fanno la spola tra Samaipata e l’autobus per Santa Cruz. Adesso ne fermiamo uno che torna indietro, in modo che ti accompagni dove devi andare>>. Avevo alternative? Direi di no! O accettavo il passaggio sul moto-taxi o aspettavo lì fino all’alba, ma a breve mi sarei ritrovata completamente sola, lontana da tutto, con un cellulare che aveva sempre meno batteria e che, tra l’altro, era la mia unica fonte di luce.
Non ci crederete, ma dopo un un quarto d’ora, sono finalmente arrivata a destinazione. Se proprio devo dirla tutta, non ci ho creduto neanche io, finché non mi sono ritrovata di fronte alla porta dell’ostello, accolta da un anziano signore olandese, da un socievolissimo cane e da un curioso gatto bianco. Tutto bene quel che finisce bene?!
Ma poi… Potevo ripartire?
Rimaneva un’ultima questione sulla quale riflettere, ma l’avrei affrontata il giorno seguente. Ero finalmente a Samaipata (Bolivia), ma… Potevo andarmene come e quando volevo? In realtà no! Bisognava attendere che la strada venisse riaperta! Alla base di tutto pare ci fossero dei fondi destinati ai villaggi della zona, che però sono passati da Santa Cruz e sono misteriosamente spariti; lo scopo dei blocchi era quello di isolare la città finché i rappresentanti delle comunità locali non fossero stati ricevuti dal governatore.
Tre giorni dopo il mio arrivo c’è stata una svolta, proprio in questo senso: inutile dirvi che ne ho approfittato, perché la tregua – secondo l’esperienza della gente del posto – poteva essere temporanea. Devo ammettere tuttavia che mi sarebbe piaciuto restare ancora un po’ perché, al di là di ciò che vi ho appena raccontato, Samaipata è davvero un posto gradevole e tranquillo, adatto anche e soprattutto alle esigenze di chi viaggia per lunghi periodi ed ogni tanto ha bisogno di fermarsi, come me. D’altra parte non è un caso, probabilmente, se il nome del villaggio in lingua quechua significa Riposo sulle alture!
Sintesi dei collegamenti tra Samaipata e altre città della Bolivia:
> Sucre: Bus, 10h, 13-18 Euro ca.
> Santa Cruz: Collectivo, 2-3h, 4 Euro ca.
> Cochabamba: Bus, 13h, 7 Euro ca.




Cosa fare a Samaipata (Bolivia) e dintorni… Ne è valsa la pena?
Il centro di Samaipata (Bolivia) non è noto per la presenza di attrazioni memorabili. Al di là del variopinto reticolo di vie che mi ha intrattenuta con una miriade di murales, c’è infatti poco altro: la piazza, la cattedrale, il mercato, un museo ed una serie di ristorantini e bar, per lo più a conduzione familiare e dall’atmosfera un po’ retrò.
Come vi ho già detto, è il luogo perfetto per chi vuole rallentare. Questo non significa tuttavia che non si presti anche alle esigenze di chi in viaggio vuole impegnare ogni secondo a sua disposizione. Nei dintorni ci si può infatti dedicare a numerose attività, tutte davvero interessanti e tra l’altro al di fuori del solito circuito turistico! Personalmente, nonostante la situazione che vi ho raccontato nel paragrafo precedente, sono felice di aver avuto la possibilità di visitare:
> El Fuerte
Si tratta di un sito archeologico pre-incaico, che a dispetto del nome attuale non è stato concepito unicamente a scopo difensivo, ma anche amministrativo, residenziale e religioso. Le sue fondamenta sono state gettate intorno al 300 d.C. dalla popolazione Chané, al suo interno è però possibile osservare costruzioni riconducibili a diverse epoche ed in particolare all’espansione degli Inca oltre le Ande e all’arrivo degli spagnoli nel Nuovo Mondo.
La parte più interessante, secondo me, è quella cerimoniale, che si presenta come un’enorme lastra di pietra con tanto di figure geometriche ed animali intagliate. Per comprendere ciò che un tempo rappresentavano le altre parti, è indispensabile un po’ di immaginazione e vale la pena affidarsi ai cartelli esplicativi, che non mancano. In questo senso, va inoltre ricordato che a Samaipata si trova un piccolo museo che fornisce ulteriori informazioni sull’antico insediamento.
Poiché il sito archeologico si trova a soli 8km (ovvero ca. 2h di cammino) da Samaipata, ho deciso che lo avrei raggiunto a piedi. Con il senno di poi credo di aver fatto la scelta giusta, perché il paesaggio lungo il percorso – fatto di alte montagne verdi – non mi ha affatto delusa. In alternativa si può anche andare in bici o in taxi.
Per accedere al sito archeologico – protetto dall’UNESCO dal 1998 – bisogna pagare un biglietto d’ingresso, che costa circa 6Euro.
> Il Parco Nazionale di Amboro
Il Parco Nazionale di Amboro è stato creato nel 1984 per tutelare un’area di 636.000 ettari, ricchissima in quanto a biodiversità. Al suo interno è possibile imbattersi in ambienti unici nel loro genere, come è facile intuire se si considera che vi si trovano cime che raggiungono i 3000m e zone che invece a malapena sfiorano i 300m: per intenderci, stiamo parlando sia di foreste umide, tipiche dell’Amazzonia, sia di contesti naturali più secchi e meno lussureggianti; e naturalmente anche di tutto il mondo che c’è in mezzo. Sfortunatamente ho potuto trascorrervi solo mezza giornata, facendo trekking però in una zona veramente particolare, quella dove crescono le felci giganti!
Poiché l’accesso al Parco Nazionale di Amboro è consentito solo con guida, non ho avuto altra possibilità che affidarmi ad un’agenzia, tra l’altro l’unica che sia riuscita a creare un piccolo gruppo nei giorni che ero a Samaipata. Per il tour, durato circa 4-5h, ho pagato circa 30Euro. Sinceramente, comparando il prezzo con altre attività alle quali ho partecipato in Bolivia ed altrove in Sud America, mi è parso un po’ alto. Devo dire però che eravamo solo in tre e, considerando le circostanze, siamo stati fortunati a trovare qualcuno che ci accompagnasse.




Mi sarebbe inoltre piaciuto prendere parte al tour che conduce fino al cosiddetto Conodor’s nest, un punto panoramico dal quale è possibile avvistare i condor in volo. Purtroppo, nonostante fosse nei miei programmi, ho dovuto rinunciarvi, non potendo rischiare di rimanere bloccata a Samaipata per chissà quanto tempo! Poche settimane dopo però, nel Canyon del Colca, in Perù, ho rimediato!
Vi segnalo poi che Samaipata è un’ottima base per partire alla volta di due interessanti circuiti, che è possibile affrontare in autonomia o tramite un tour operator:
> Il circuito delle missioni gesuitiche
Nel sud-ovest della Bolivia, alla fine del XVII secolo, i gesuiti hanno iniziato a costruire una serie di missioni, votate essenzialmente alla conversione della popolazione locale. Oggi è possibile vedere cosa rimane di tali complessi, cercando di cogliere l’impatto che hanno avuto sulle visioni del mondo pre-ispaniche.
> Il circuito del Che
Tutti conosciamo il ruolo di Che Guevara nella rivoluzione cubana. Cosa c’entra invece questa controversa figura del ‘900 con la Bolivia? Nel ’66 è giunto nel Paese con alcuni dei suoi guerriglieri, sperando di riuscire a scatenare gli animi contro il dittatore René Barrientos. Solo un’anno più tardi è stato ucciso dall’esercito a La Higuera, che è solo una delle città che testimoniano il suo impegno per la causa boliviana (e più in generale dell’America Latina).
Oltre Samaipata…
Riguardo alla Bolivia potete leggere anche:
> Bolivia: itinerario di 1 mese zaino in spalla
> Salar de Uyuni, Bolivia – 10 domande sul tour!
> Potosì, Bolivia: le miniere e lo sfarzo coloniale
> Sucre, cosa fare nella capitale storica della Bolivia
> La Paz, cosa fare nella capitale degli aymara
> La Paz: cosa fare nei dintorni
> Lago Titicaca, cosa fare tra Bolivia e Perù
> Tiwanaku, visita al sito archeologico
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Wow che avventura! Mi sembrava un po' di rivedere quei documentari che danno talvolta in tv sulla difficoltà di trasporto in alcuni paesi come la Bolivia. Però direi che ne è valsa la pena.
È stata davvero un'avventura! Adesso lo racconto con il sorriso sulle labbra, ma in quel momento… Comunque ne è valsa la pena!
Sarei salita anche io su quel bus. In Sud America ci sono spesso questi imprevisti ma, per esperienza, bisogna aver fiducia nella vita e nelle sorprese che ti regala. Del resto le tue foto confermano che hai fatto bene :-9
Sono d'accordo con te Noemi… Bisogna sempre avere fiducia nella vita! In viaggio poi è fondamentale!
È stata davvero un'avventura ma dalle tue foto posso dire che ne è valsa sicuramente la pena. Purtroppo in molti paesi i trasporti sono tutt'altro che semplici e a volte diventano scoraggianti ma spesso i luoghi più difficili da raggiungere ci sorprendono con la loro bellezza.
Si, assolutamente Noemi, ne è valsa la pena! Verissimo quello che dici sui mezzi di trasporto: in alcuni Paesi è più difficile che in altri, ma quando poi si arriva a destinazione la soddisfazione è sempre (o quasi) immensa!
Sto pensando di tornare presto in sud america e la bolivia sarà sicuramente tra le tappe del mio viaggio. Grazie per il tuo racconto: lo terrò presente.
La Bolivia e' fantastica Giovy!
Adoro le slow destinations: pochi turisti e la pace, anche interiore! I murales bellissimi, forma d’arte più pura per me!
ultimamente le adoro anche io fabiana!
Che avventura! Io credo avrei avuto molta paura a trovarmi di notte in mezzo al nulla, ma tu sei stata veramente bravissima. Molto interessante il circuito del Che, il tuo viaggio è sempre più appassionante.
Si, lo è stata veramente… Mi fa piacere che il mio viaggio ti stia appassionando!