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Da tanto volevo visitare il Lago Inle e, se ripenso al momento in cui per la prima volta l’ho visto, ancora mi emoziono. Stavo camminando da due giorni sulle aride colline del Myanmar centrale e quando finalmente l’ho scorto non potevo credere che a breve avrei raggiunto le sue sponde. Poiché di questo vi ho già detto nel precedente post, non mi rimane che raccontarvi come è andata dopo ovvero di quando sono salita su una barca e mi sono ritrovata in un mondo fatto di case su palafitte, orti galleggianti, mercati itineranti, pescatori che hanno un modo tutto loro di remare e molto altro.

Una volta a Nyaung Shwe, il centro abitato più importante della zona, avevo ormai deciso che mi sarei fermata un paio di giorni, regalandomi la possibilità di osservare il lago da ben due prospettive. Al di là del fatto che rappresenti una delle maggiori mete turistiche del Paese, sapevo che conserva una complessità paesaggistica e culturale che non è propria di nessun altro luogo al mondo e che dovevo darmi tempo per cogliere tale complessità. Così ho deciso che mi sarei mossa sia in barca che in sella ad una bicicletta!

Visitare Lago Inle, Myanmar

Visitare il Lago Inle…

Il mio giro in barca…

Subito dopo il check-in mi sono rivolta alla receptionist della guesthouse in cui alloggiavo per organizzare l’escursione del giorno seguente, in barca appunto. Un paio di minuti, una telefonata ed era fatta: avrei finalmente vissuto il lago, dalle prime ore del mattino fino al calar del sole.

Era prestissimo quando sono stata accompagnata al molo. Non ricordo che ora fosse. Ricordo però l’oscurità. E il freddo, un freddo pungente. Indossavo un giubbotto, ma non bastava, perché sentivo l’umidità che entrava nelle mie ossa. Una volta salita a bordo, tuttavia, mi è stata data una coperta, che mi ha riparata un po’ di più.

Il barcaiolo, un ragazzino birmano che non avrà avuto neanche vent’anni, ha acceso il motore e dopo qualche minuto siamo partiti. Abbiamo attraversato il canale che collega Nyaung Shwe al Lago Inle, tagliando la nebbia che incombeva fitta e pesante, letteralmente sfrecciando.

In mezzo al lago, finalmente, ci siamo fermati. Ho abbassato il cappuccio e anche la sciarpa, con la quale ero arrivata a coprire persino le narici, anche loro sensibili all’aria gelida di quella mattina. Poi i primi segni dell’alba, che mi hanno profondamente toccata. Il cielo ha infatti iniziato ad assumere colori di un’intensità commovente e l’acqua a riflettere quelli stessi colori.

Quando ho visto materializzarsi i primi pescatori intha, ho pensato che fossero frutto della mia immaginazione. Hanno fatto capolino sulle loro barche in legno, con le loro reti da pesca, remando esclusivamente con le gambe, senza tuttavia mai perdere l’equilibrio. Prima di quel momento non mi sono mai trovata di fronte ad una tale leggiadria, una leggiadria dalla quale non riuscivo a distogliere lo sguardo.

Il sole si era ormai levato quando siamo ripartiti per andare al mercato. In realtà non sapevo esattamente dove fossimo diretti. In quell’angolo di Myanmar infatti i mercati sono itineranti, nel senso che si tengono in un villaggio diverso a seconda del giorno della settimana.

Ad ogni modo, ero certa che avrei apprezzato quella tappa. Mi piace sempre curiosare tra le bancarelle, per capire cosa mangia la gente e soprattutto per individuare pietanze che difficilmente troviamo sulle nostre tavole. In quel frangente ho incontrato tante persone sorridenti e disposte a soddisfare tutta la mia curiosità riguardo a frutta, verdura e chi più ne ha più ne metta. Se non avessi avuto programmi diversi, probabilmente sarei rimasta lì tutto il giorno!

Presto però è giunta l’ora di fare tappa nei laboratori artigianali che sono sparsi per il lago. Sono dell’idea che a primo impatto possano sembrare tante trappole per turisti, ma che in fin dei conti consentano di comprendere di cosa vive la gente che abita da quelle parti.

Con i miei occhi ho visto tessuti in seta ricavata da fiori di loto, sigari e gioielli in argento, realizzati lì, sul posto. Devo ammettere che in un mercato sempre più dominato dal made in China, mi ha stupita vedere prodotti rigorosamente fatti a mano, il cui valore ovviamente non può essere pari a poche migliaia di kyat.

Cosa vedere sul Lago Inle, Birmania -Case su palafitte
Cosa fare sul Lago Inle, Myanmar - In barca tra le case su palafitte

E quindi il Nga Hpe Kyaung, meglio conosciuto come Jumping Cat Monastery. Credo che il nome di questo luogo sia al quanto curioso, soprattutto perché i gatti che oggi vivono nel monastero non fanno altro che dormire e mangiare e non sono certo atletici come i loro predecessori, addestrati dai monaci come piccoli acrobati. Francamente non ho trovato questo monastero particolarmente interessante, quindi ho fatto un giro veloce e sono tornata alla barca.

La Pagoda di Indein – che non è direttamente sul lago ma è collegata ad esso da un canale – ha invece avuto tutt’altro effetto su di me. D’altro canto con i suoi 1600 stupa, un po’ ristrutturati ed un po’ in rovina, non poteva vedermi indifferente. Una volta lì, a piedi nudi come in tutti i luoghi di culto del Paese, mi sono lasciata trasportare dal dolce suono delle campanelle poste in cima ad alcuni degli edifici, in quel momento percosse da un fievolissimo vento. E’ un luogo talmente surreale che ho avuto la sensazione che il tempo si fosse fermato ed io ho dovuto fare altrettanto, completamente immersa nella sua atmosfera.

Il pomeriggio è stato davvero rilassante. Mi sono infatti fatta cullare dalle tranquille acque del Lago Inle, navigando tra villaggi su palafitteorti galleggianti. E così che ho potuto cogliere scorci di una quotidianità che con quel lago ha un rapporto simbiotico. Lì ci si sveglia al mattino, lì ci si lava, lì si mangia, lì si pesca, lì si coltiva la terra, lì ci si sposta a bordo di canoe e lì si torna a dormire e magari si guarda anche la tv, visto che alcune case sono provviste di parabola.

Una volta terminato il giro previsto, mancava ancora qualche ora al tramonto. Il barcaiolo mi ha quindi proposto di raggiungere il suo villaggio e di aspettare lì. Poiché mi è parsa un’ottima idea, non ho esitato ad accettare. Durante il mio viaggio in Myanmar speravo proprio di poter imparare qualcosa riguardo allo stile di vita della popolazione e, in questo senso, credo che interagire con le persone incontrate durante il cammino sia stato davvero importante.

Villaggio Myanmar
Visita villaggio Birmania

Ormeggiata la barca, si è immediatamente presentata la famiglia, che mi ha addirittura invitata ad entrare in casa per un tè e quattro chiacchiere. A dire il vero il ragazzo era l’unico a conoscere un po’ d’inglese e faceva dunque da traduttore. E’ facile immaginare come comunicare sia stato complicato, ma alla fine gesti ed espressioni del volto hanno avuto la meglio!

Ho anche potuto fare una passeggiata, letteralmente scortata dai bambini del villaggio, incuriositi da una ragazza che veniva da lontano. Vi dico solo che appena mi hanno vista hanno buttato per aria penne e quaderni ed hanno preteso di accompagnarmi finché me ne sono andata!

Poi il tramonto. Ancora i pescatori intha. E l’ultima corsa in barca, fino a Nyaung Shwe, prima che la notte ed il freddo prendessero nuovamente il sopravvento…

Il mio giro in bicicletta…

Già sapete che il secondo giorno l’ho trascorso in sella ad una bicicletta…

Come sempre quando mi dedico a questo genere di cose, sono partita presto. A differenza del giorno precedente però ho fatto colazione ed ho aspettato che il sole fosse già oltre l’orizzonte.

Non avevo idea delle condizioni del percorso, ma mi avevano detto che mi aspettavano una trentina di chilometri per lo più in piano e che ad un certo punto avrei dovuto cercare una barca ed un altro barcaiolo per attraversare nuovamente il lago.

In mezza giornata sono riuscita a completare il percorso, fermandomi in due villaggi, dove ancora una volta mi sono fatta prendere da scorci pregni di quella vita quotidiana che tanto mi affascina.

Il primo è stato quello di Main Thauk, attraversato da un ponte in legno lungo quasi mezzo chilometro, che collega la parte del centro abitato costruita sulla terra ferma a quella costruita sulle palafitte.

Il secondo invece è stato quello di Kaung Daing, dove sono approdata su una sorta di canoa a motore e che sono stata felice di visitare nonostante non presenti attrazioni particolari.

Devo proprio dire che il giro in bicicletta, come l’ultima parte del giro in barca, mi ha consentito di cogliere il Lago Inle in tutta la sua genuinità, che a mio parere non è affatto andata perduta, nonostante l’avvento di migliaia e migliaia di visitatori che ogni anno giungono al suo cospetto…

Informazioni per visitare il Lago Inle…

Come sono arrivata sul Lago Inle?

Sono arrivata a piedi, come ho scritto in Trekking da Kalaw al Lago Inle ovvero i miei due giorni nel Myanmar più rurale. Qui non intendo soffermarmi ulteriormente su questa incredibile esperienza, se non ribadendo che chi ama camminare e vuole entrare in contatto con la popolazione locale, non dovrebbe prendere in considerazione altro mezzo di locomozione se non le proprie gambe.

Ad ogni modo, sappiate che Nyaung Shwe è raggiungibile dalle maggiori città del Paese via bus e che c’è anche la possibilità di volare sull’aeroporto di Heho, dove però atterrano solo voli domestici.

Ho pagato per accedere al Lago Inle?

Per accedere al Lago Inle ho pagato 12000 Kyat, ovvero circa 7 Euro, ancora prima di arrivare a Nyaung Shwe. Non stupitevi, perché in Myanmar la cosa è abbastanza comune e riguarda diversi luoghi!

Quanto mi è costato il giro in barca? E quello in bici?

Per il giro in barca ho speso l’equivalente di 25 Euro. La bicicletta, invece, è stata messa a disposizione gratuitamente dalla struttura in cui ho alloggiato; nel caso in cui il vostro hotel/ostello non disponga di biciclette, ricordate che è possibile noleggiarle in centro per pochissimi euro.

Dove ho dormito?

Ho dormito a Nyaung Shwe, presso la Thiri Nanda Villa, una guest house davvero confortevole, dove per 15 Euro a notte mi è stata offerta una camera singola con bagno, colazione inclusa. Sono certa che in città non farete fatica a trovare sistemazioni equivalenti, perché sono davvero numerose. Sappiate inoltre che, se il vostro budget ve lo permette, potete anche decidere di dormire direttamente sul lago, in un resort.

Pescatore sul Lago Inle, Myanmar

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”In un’epoca in cui viaggiare è prerogativa di molti, credo che sia ancora possibile percorrere vie sconosciute, rendendole solo nostre: sono convinta infatti che oggi le grandi esplorazioni debbano essere anche e soprattutto interiori.”